mercoledì 3 aprile 2013

i GIUDEI di San Fratello (ME)


- Guarda, un Giudeo! - 
La giovane mamma indica dalla mia parte. Che posso dire… barba chassidica, peyot, cappello, vestito nero, tzizziot che escono dalla giacca... beh, magari non puntasse il dito, così, sa, per discrezione. Poi mi accorgo che il bimbo mi trafigge con lo sguardo, va oltre ma... come?! Non sono io il giudeo! Dietro di me si staglia, per sortilegio, una figura inquietante di giallo e di rosso vestita, con elmo e pennacchio, spalline da corazziere, una coda equina che fuoriesce da questa bizzarra uniforme, una cornetta d’ottone a tracolla e incappucciata la testa in un sacco rosso con baffi dipinti e una correggia di cuoio borchiata a mo' di lingua.
(Scrive Toaff che la berretta rossa era il segno distintivo imposto dai Cristiani agli Ebrei, il perpetuo e meritato segno di Caino, dalla “canina e velenosa invidia”, con cui la provvidenza divina aveva inteso distinguere il popolo deicida, il segno posto dal Signore per distinguerli dai nostri antenati).
È lui il giudeo, non io. Questo sberleffo colorato, cui anche i cani ringhiano contro, è un giudeo.
Siamo a San Fratello, un paese che guarda dall’alto uno dei panorami più struggenti che la Sicilia possa offrire. Un luogo benedetto dove si parla ancora una lingua arcaica.
Qui da tempo immemorabile si tiene ogni anno la festa dei Giudei.
Cosa festeggiano questi giudei? La morte di Cristo, naturalmente; trascinato al Calvario tra i lazzi e il giubilo dei Giudei.
È Giovedì, oggi si terrà una rappresentazione dell’ultima cena ma già da ieri l’orda dei Giudei si aggira per il corso e i vicoli del paese con strepito di buccine e clangore di catene. Nessuno mi identifica per quello che sono, un Ebreo: un ragazzotto mascherato mi tira la barba, un altro mi indica un barbiere, con fare bonario. Questi “Giudei”, così pittoreschi, sono chiassosi ma innocui. 
Almeno sembra!
Il coro stonato delle cornette ha una radice antica. Il rumore ha una valenza apotropaica, serve a cacciare gli spiriti maligni, a cacciare i demoni che si annidano nelle tenebre dentro e fuori di noi. Serve ad allontanare le nubi dai campi, la tempesta dai raccolti. Qui ha la funzione di disturbare i riti della settimana santa, con il fragore che, secondo loro, evidentemente noi Ebrei siamo usi fare durante la celebrazione dei riti cristiani.
Una costumanza attestata anche da una sagace impiegata dell’ente del turismo di una cittadina qui presso che, ad una indignata signora ebrea, spiegava che Pesach è il giorno in cui gli Ebrei festeggiano la morte di Cristo.
In tutta Italia sono comuni le rituali costumanze che in questa settimana usano “battere i Giudei”, gli assassini di Cristo. In Sicilia i ragazzi si armavano di verghe a sette nodi e si aggiravano a battere le porte e le finestre, in Romagna i fedeli battevano con fragore gli arredi della Chiesa con bastoni. Qui a San Fratello oggi si limitano a strombazzare alzando il cappuccio e la falda di corame che impaccia il musicante, ma ben rende la lingua che gli Ebrei usano battere sui denti per deridere l’afflizione altrui.
Anche qui, vedo un ragazzino che si serve di una tavola di legno battente per annunciare la curiosa processione degli apostoli che si accingono al desco.

Si pensa che lo strepito durante la settimana santa e durante l’ufficio delle tenebre sia l’imitazione del crucifige, o dei Giudei che battono Cristo oppure lo strepito della soldatesca romana e dei giudei armati di bastoni. Qui la maschera grottesca del Giudeo sanfratellano sembra sommare nel vestimento entrambi i figuri del Golgota.

Non vi tedio oltre su queste antropologiche divagazioni, in fondo su internet potete trovare, anche sul sito di San Fratello, tutte le notizie che vorrete.

Un anonimo commentatore Sanfratellano scrive: “Lasciamo che ognuno tragga le considerazioni che ritiene più opportune...

Speriamo che questa festa duri nel tempo… per toccare il profondo dell’animo di chi, per sentimento e convinzione vive questa tradizione tanto coinvolgente riportando alla memoria quelle autentiche pagine del vangelo dove si narra delle sofferenze di Cristo condotto al Calvario fra gli scherni e il giubilo dei Giudei”.
Che si può dire di questa bimillenaria “cultura” cristiana che ci condanna ad essere lo zimbello di tutti i popoli, gli erranti deicidi, se anche nelle rappresentazioni popolari Centurione e Longino diventano Ebrei?! Lasciamo che sopravvivano queste fosche pantomime come sopravvive il culto di San Simonino? In fin dei conti il bambino non mi ha riconosciuto, lui pensa che i Giudei siano così, insaccati in questa sorta di san benito militare giallo e rosso, damascato di ori, ricamato di perline e di croci, col naso adunco e giallo, la lingua pendula, la coda equina e che suonano il corno durante le processioni. Se mai si renderà conto dell’altra verità, allora sarà troppo tardi.
Israel Eliahu




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