giovedì 10 aprile 2014

SHABBATH 12 NISSAN 5774 / 11-12 APRILE - ACHARÈ MOTH - SHABBATH HAGADOL


Albert Benaroya: Il tavolo del Rav


ORARI DI SIRACUSA
ore 19.11 - 20.11
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PARASHAH ACHARÈ MOTH: Vayqrà 16 - 18 
HAFTARAH SHABBATH HAGADOL: Malakhì 3:4-24


 
Shalom a tutti.
Il prossimo è Shabbat haGadol, lo Shabbat prima di Pesach.
Perché sia chiamato haGadol è controverso, ecco alcune delle interpretazioni che ho trovato in una pagina ben fatta di Wikipedia.
Prima:
Nel Midrash Rabbah troviamo che quando gli Ebrei misero da parte il loro agnello pasquale per quello Shabbat, i primogeniti dei gentili si radunarono presso gli Israeliti per chiedere loro che cosa stessero facendo. La risposta fu che era un’offerta di Pesach per il Signore che avrebbe ucciso i figli primogeniti degli Egiziani. Allora i figli primogeniti degli Egiziani andarono dai loro padri e dallo stesso faraone affinchè concedessero la libertà al popolo Ebraico, ma poiché essi si rifiutarono, i primogeniti levarono le armi contro di loro e molti egiziani perirono. Questo è infatti il signivicato del verso:  
Lemakké Mitzraim bivchorehem, Colui che percosse l’Egitto nei suoi primogeniti (Salmo 136, 10).
Seconda:
Nell’Arbaʽah Turim troviamo: “L’agnello era una divinità egizia. Molti Ebrei dopo 210 anni di assimilazione alla civiltà egizia avevano adottato anch’essi l’agnello come proprio idolo. Quando il Signore ordinò che un agnello venisse scelto e legato per quattro giorni in previsione del sacrificio, il popolo ebraico abbandonò la pratica idolatrica per adempiere a questa mitzvà davanti agli Egiziani stessi, dimostrando di credere al D-o unico e non agli idoli.
Nonostante per gli Egiziani fosse abominevole vedere una loro divinità in procinto di essere macellata, miracolosamente non riuscirono a regire né con le parole né con le armi, restando impotenti davanti al loro dio che stava per essere sacrificato. Questo fu un grande miracolo nes gadol e diede il nome a questo Shabbat.
Terza:
Nel Peri Chadash si narra che “in quel giorno fu comandato al popolo ebraico di compiere la prima mitzvah. Questo importante risultato è chiamato gadol. Inoltre gli Ebrei, adempiendo a questa mitzvah ebbero una sorta di iniziazione alla vita religiosa dell’osservanza diventando come bambini che maturano alla vita adulta con il bar mitzvah. In questo senso il nome Shabbat haGadol si intenderebbe come Lo Shabbat in cui gli Ebrei divennero gadol cioè adulti.
Quarta:
Il Chatam Sofer riporta che “in questo giorno il popolo ebraico fece ritorno, Teshuvah, al loro impegno di fede a D-o. Poiché gadol è un attributo di D-o, sottomettendosi al Signore il popolo ebraico assunse il titolo di Gadol”.
Quinta:
Nello Shibolei Haleket si afferma che “il lungo discorso omiletico, il sermone  che per tradizione si tiene nel pomeriggio durante questo Shabbat lo rende lungo, persistente, gadol appunto.
Sesta:
Rabbi David ben Joseph Abudarham scrive che “nella Haftarah dello Shabbat prima di Pesach si legge il possuk Malachì, 3:23 'Ecco io vi invierò il profeta Elyahu prima che giunga il giorno grande e terribile (yom hagadol vehanorah) del Signore.' Per questa ragione lo Shabbat haGadol deriva il suo nome dalla Haftarah come pure accade per lo Shabbat Chazon, lo Shabbat Nahamu, Lo Shabbat Shuva.
Settima:
Ogni Shabbat che precede una festa è conosciuto come Shabbat haGadol (cfr Shibolei Halecket). 
Come si evince dalla lettura del testo, le consuetudini per questo Shabbat haGadol sono quelle che il Rabbino o il Presidente tengono alla Qehillah un lungo discorso; oltre alla Parashà che nel nostro caso è Hacharè Moth (Levitico 16:1- 17:30).
La Haftarah di Acharè moth sarebbe Ezechiele 22:1-16, ma nello Shabbat haGadol si legge una Haftarah speciale, Malachì 3:4-24, dove si vaticina la futura redenzione di Israele che richiama quella della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto che celebreremo la prossima settimana a Pesach.
“Fin dai tempi dei vostri padri vi siete allontanati dai Miei statuti e non li avete osservati. Tornate a Me ed Io tornerò a voi”.Mi pare che su questa frase che troviamo al verso 7 dovremmo meditare; spesso dimentichiamo che il rapporto con il Signore deve essere nutrito con l’osservanza, con il fare del quotidiano; osservare i Suoi precetti per ricevere, come prescrive anche lo Shemà. A volte invece ci si ricorda di D-o solo quando si è in difficoltà, quando la vita con le sue leggi inesorabili ci colpisce; nei momenti di gioia o di serenità spesso non custodiamo questo impegno che ci lega al Signore secondo quanto da Lui prescritto. Confidiamo nella sua misericordia immensa dimenticandoci che ci ha chiesto solo di riconoscergli che tutto il bene e la vita stessa, tutto quanto abbiamo lo dobbiamo a Lui, che siamo solo umili depositari del Suo grande progetto.
 
Shabbath shalom
Israel Eliahu

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