Albeert Benaroya: Shabbath
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 20.03
Havdalah 21.09
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PARASHAH BALAQ: Bemidbar22,2 - 25,9
HAFTARAH: Mikhah 5,4 - 6,8
Gli
uomini dell’antichità, il mondo in cui vissero i nostri padri, avevano
vissuto una forma di competizione con gli animali; riconoscevano loro
qualità che agli umani difettano: la velocità, l’agilità, la capacità di
volare nell’aria, di nuotare nelle profondità delle acque, la potenza
dei rostri, delle fauci, delle unghie e forme di intelligenza
collettiva. In fin dei conti l’uomo potè sembrare a sé stesso una sorta
di forma degradata che, avendo perduto la sacralità divina, dovesse
competere con le fiere per la sopravvivenza. Nelle leggende del mondo
antico l’uomo poteva rinascere trasformato in un animale, in una
metempsicosi di cui si trova traccia in tutte le culture. Una sorta di
reversibilità evolutiva nel pensiero di una possibile circolarità.
Questo tuttavia lasciava supporre una modesta
differenza fra uomo e animale. Questo concetto di ciclicità nelle forme
vive del creato era comune anche agli Egiziani. Il passaggio di alcune
civiltà totemiche all’elezione di dei-animali fu quasi naturale. Molti di questi animali mantenevano in comune con quelli viventi null’altro che l’aspetto; i buoi che erano stati eletti divinità venivano lasciati morire di morte naturale. Cosicché diventarono animali-dei
gatti, serpenti, vacche e pesci. In questo contesto ricordiamo la
costruzione dell’idolo, del vitello d’oro, che riguarda appunto un salto
all’indietro in una eredità culturale idolatra e straniera, da parte
del popolo Ebreo.
Il
Santo Benedetto che ha creato i mondi e gli spazi infiniti, pare che
ogni tanto fletta la sua maestà per agire nel Suo creato con le forze
che gli umili bipedi pensanti possano comprendere. E spesso si è servito
di animali. Serpenti, locuste, rane, quaglie agiscono nella storia
biblica come forze esortative o deterrenti, inviate dal Santo Benedetto
come un elemento in cui gli uomini si riconoscono e si autoconnotano.
Così gli animali diventano mediatori per una dimensione altra, per
l’irrazionale, il superno. Si direbbe che gli animali abbiano avuto in
dono la possibilità di mediare con forze che gli uomini non possiedono.
Di poco hanno preceduto la creazione dell’uomo. Il termine barà - creare
e non ʽasah – fare, ci accomuna a questi nostri fratelli minori.
Gli stessi fratelli che per comandamento divino partecipano alla gioia dello Shabbat.
Ma
mai si era veduta un’asina parlare!!! Questo animale che nelle terre
babilonesi ha conosciuto la cattività, l’addomesticamento, vede quello
che il grande mago, lo sciamano, non riesce a vedere: un angelo posto
sul suo cammino. E di questa creatura celeste comprende la lingua, il
senso. Così se ne fa interprete e cambia la storia di questa maledizione
mancata.
Secondo alcuni la dimensione nell'evento dell'asina parlante è onirica; la natura del sogno si aggrada
maggiormente ad un evento così surreale, ma ben sappiamo di come il
sogno sia portatore di eventi, prefigurazioni, profezie; in fondo gli angeli compaiono in sogno anche a Jaʽakov.
L’umiltà dell’animale, che condivide con noi la neshamah, si fa ragione; prima
dello stregone comprende il linguaggio dell’inviato divino. Per questo,
a volte, negli occhi di un animale riconosciamo quella profondità,
quell’infinita bellezza del creato che non sappiamo più riconoscere nei
nostri occhi.
Shabbat shalom
Israel Eliahu
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