Karla Gudeon: Shabbath Shalom
ORARI DI SIRACUSA
ore 17.26 - 18.25Per le altre località clicca Q U I
PARASHAH VAYAQHEL: Shemoth 35,1 - 38,20
HAFTARAH: Melakhim I, 7,40-26
Shalom a tutti.
Si racconta che una volta un rabbino in sogno salì in cielo.
Quando fu in paradiso gli fu permesso di accedere al tempio dove trascorrevano
la loro vita eterna i saggi del Talmud, i Tannaim. Egli si accorse che erano
semplicemente seduti intorno ad un tavolo e immersi nello studio della Torah.
Deluso, il rabbino espresse il suo stupore: “È tutto qui il Paradiso?”. Ma
d’improvviso udì una voce: “Ti sbagli: i Tannaim non sono nel Paradiso, è il
Paradiso che è dentro di loro” (in A. J.
Heschel: Il Sabato).
Passare dalla dimensione dello spazio che nutre la nostra
quotidianità per sei giorni, a quella del tempo che è la dimensione dello
spirito e della parola, significa immergersi nello Shabbath. Non c’è nulla nel
mondo che abbia la sacralità come suo attributo innato. È la parola che
santifica, dunque il tempo che santifica lo spazio. Lo Shabbath è il tempo che
si eleva a misura dell’uomo. Lo spirito che si svincola dal mondo delle cose, o
meglio che sa estrudere dalla materia l’essenza oltre la forma. Scrive ancora
Heschel: “Lo Shabbat è un microcosmo dello spirito, come se riunisse in sé tutti
gli elementi del macrocosmo dello spirito”.
Nutrirsi della pacificazione di questo giorno sacro agli
Ebrei, significa comprendere il senso
profondo ed ultimo del dono divino della vita, il privilegio di partecipare al
progetto della creazione, come strumenti e nello stesso tempo come artefici.
Vivere la santità dello Shabbath è un cambiamento di stato,
siamo noi che modifichiamo le nostre intime fibre nell’accoglienza. Non abbiamo
bisogno di mediatori di oggetti rituali, non utilizziamo i Tefillin, eppure
abbandoniamo la nostra anima al riposo del mondo nella Santità di questo
giorno. Rabbi Solomon ben Abraham Adret di Barcellona diceva: “Il mondo che era
stato creato in sei giorni era privo di anima; fu nel settimo giorno che al
mondo venne data un’anima...”.
Coniugare la nostra anima a quella del cosmo, confluire
umilmente in essa, ecco la pace dello Shabbath. Come la cadenza in musica prepara alla quiete nel silenzio, e chi
ascolta ne trae beneficio, sollievo nella risoluzione e l’appagamento della
propria aspettativa, così le giornate e il lavoro conducono alla quiete, alla
sospensione dell’affanno, all’intima connessione con un mondo superno.
Spegnete la tv ed i telefoni, eliminate l’ansia della
possibilità, il senso dell’accadere, non ascoltate il brulicare del mondo là
fuori e udirete il ronzare sommesso della vostra anima che cerca la dolcezza
dell’intima parola, il sussurrare del
cosmo, i segreti risonanti dell’infinito.
Solo allora coglierete l’ineffabile, l’armonia silenziosa
dell’universo, il vibrare del sentimento del divino. Scoprirete l’eco della
presenza di D-o in noi, ciò che ci fa uomini, che ci fa Ebrei.
Scrive Schweiger: “L’idea del Sabato israelitico è l’idea del cosmo, non come un gioco
incomposto di forze cieche, di atomi; l’idea del flusso eterno, non come un
errare meccanico oscuro, morto, ma dell’eternità come un regime, un regime
illuminato. Il mondo come ordine universale, come serie di cose armonicamente
disposte, come ordine unitario, intelligente, come il mondo di D-o”.
Ma anche la mansuetudine della contemplazione nell’abbandono
del corpo e della mente al riposo.
La parola della Torah, la preghiera, avranno una profondità
ed una intensità diverse. Fate che questo sentimento sia congiunto a quello
della vostra famiglia, sentirete come nell’intima unione spirituale si nutra
Israele e si perdano l’angoscia e la solitudine del principium individuationis.
Sospendere ogni atto che possa modificare lo stato di natura
è un privilegio ed un obbligo. Ridimensiona il prometeismo insito nella natura
umana a ricordo di Babele. Limita il nostro ego. È un momento di pacificazione
con noi stessi e col mondo che ci ospita, nella benevolenza divina.
“Lo Shabbath è ricordo
dei due mondi: questo mondo e il mondo futuro; esso è un esempio di entrambi i
mondi. Il Sabato infatti è gioia, santità e riposo; La gioia è parte di questo
mondo, la santità e il riposo sono del mondo futuro” (in A. J. Heschel: Il Sabato).
Nel mondo futuro ci sarà lo Shabbat della storia che darà
compimento all’idea messianica in cui
noi crediamo.
אֲנִי מַאֲמִין
אֲנִי
מַאֲמִין
בֶּאֱמוּנָה
שְׁלֵמָה
בְּבִיאַת
הַמָּשִׁיחַ
וְאַף
עַל פִּי שֶׁיִּתְמַהְמֵהַּ עִם כָּל זֶה אֲחַכֶּה לּו
Io credo con fede incrollabile nella venuta del Messia ed anche se
dovesse tardare io continuerò ad aspettarlo ogni giorno a venire
"I cieli gioiranno
E la terra esulterà
Risuonerà il mare e la totalità delle sue creature"
(Tehillim 96,11).
Shabbath shalom
Israel Eliahu
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