Menachem Shemi: Sinagoga di Safed
ORARI DI SIRACUSA
ore 17.33 - 18.32Per le altre località clicca Q U I
PARASHAH PEQUDÈ: Shemoth 38,21 - 40,38
HAFTARAH: Melakhim I, 7,40-26
In un midrash si racconta come Moshè avesse subito una
forma di lashon haraʽ, o meglio una vera e propria calunnia, la hatzaat
dibà, dai calunniatori dell’epoca, i
quali mormoravano che sarebbe stato impossibile che Moshè non avesse
approfittato di tutti i talenti d’oro e
d’argento che gli erano passati per le mani e per questo alla fine dei lavori rese conto di tutta, diciamo così, la contabilità. Elle fequdè ha
Mishkan (cfr Dante Lattes: Nuovo commento alla Torah).
Ma si sa, la
maldicenza racconta poco su chi la
subisce ma dice molto su chi la fa.
Proprio perché haShem non dimora dove dimora la maldicenza,
per evitare ulteriore sakhsukhà, ovvero la semina della zizzania fra il suo
popolo, grave reato assimilato all’omicidio, Moshè Rabbenu decide di rendere
pubblico il bilancio dei metalli adoperati.
Comunque resta il fatto che la tassonomia che elenca i lavori è talmente precisa e dettagliata
che poco spazio si lascia all’estro immaginativo degli artisti e
dell’ingegnere, nonché ad arbitrii sulla gestione dell’ingente capitale
raccolto. L’attenzione per quanto viene investito denota la consapevolezza di
gestire un patrimonio collettivo importante. È il principio di una economia
sociale. Philippe Simonnot in un libro dal titolo Il mercato di Dio. La
matrice economica di ebraismo, cristianesimo ed Islam, Fazi, 2010, analizza
la costruzione del valore fondativo dell’economia ebraica a partire dalla
raccolta dei sicli per il censimento e dalla gestione della cosa pubblica con
la raccolta di fondi, come avviene nel nostro caso.
Il fatto che si operi con tanta chiarezza e precisione
dovrebbe essere spiegato a molti amministratori nostri contemporanei, poiché è
la base del mutuo rapporto di fiducia fra la politica e la società.
Il valore del patrimonio, d’altronde, è fondamentale nella
società ebraica, tanto da aver vincolato anche l’etica e le regole delle unioni
matrimoniali nei clan e successivamente nelle tribù.
Se conoscete i gradi di parentela dei nostri Padri e delle
nostre Madri, non vi sfuggirà certo di quanto le relazioni fossero condizionate
dal mantenimento del capitale; ma anche successivamente la proibizione del
coniugio con estranei ha a che fare non solo col rischio di idolatria ma anche
con la necessità di tutelare un patrimonio ereditario che doveva restare
all’interno della tribù, poiché l’eredità e la terra erano comunque date da
D-o.
Dunque nelle nostre ultime parashot si individua anche la
costruzione della comune ossatura economica del popolo ebraico, fermo restando
che il principio primo era proprio il mantenimento di un equilibrio sociale di
uguali, in quanto tutti transitori ospiti di questo mondo.
L’ebraismo dunque consegna all’umanità i fondamenti morali
della tassazione per una equa e collettiva
redistribuzione. È uno dei capisaldi dell’etica economica Toraica, gli
altri lo hanno dimenticato, noi no.
Shabbath shalom
Israel Eliahu
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