ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 19.49
Havdalah 20.54
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PARASHAH BEHAʽALOTHEKHA: Bemidbar 8 -12
HAFTARAH: Zecharyah 2, 14 - 4, 7
"…………… custodito dal
segreto, il candelabro eterno aspetta ancora e veglia, ignoto e intatto, nella
sua tomba nascosta. Sopra di lui trascorsero senza freno i secoli, i popoli si
disputarono a vicenda il possesso del paese, genti straniere nuove e diverse guerreggiarono
intorno alla sua tomba: ma nessuna rapina poté ghermirlo, nessuna bramosia poté distruggerlo.
A volte un passo s’affretta sulle zolle che lo proteggono, a volte nell’ardore
del meriggio i viandanti sostano sul margine della via e sonnecchiano vicino al
suo sonno, ma nessun presagio ha mai rivelato la sua vicinanza, nessuna
curiosità si è fatta strada fra quelle tenebre. Il candelabro, come il segreto
di D-o, riposa nell’oscurità dei millenni e nessuno sa se riposerà in eterno,
nascosto e perduto per il popolo che continua a vagare di esilio in esilio, o
se qualcuno lo ritroverà finalmente, il giorno in cui il suo popolo sarà
riunito e la Menorah potrà tornare a risplendere sulle genti pacifiche del
tempio della pace."
Con queste parole Stefan Zweig termina il suo lungo
racconto «Il candelabro sepolto» editato in Italia nel 1945.
Nell’immaginario del grande scrittore austriaco la Menorah distrutta è solo una
copia, mentre l’originale del Tempio è sepolto in attesa dei tempi messianici.
Ed è così perché, metaforicamente, la lampada che è luce di Israele aspetta il
riscatto del suo popolo nella luce della Torah.
I Rabbanim ritenevano che la funzione pratica della
Menorah, cioè quella di illuminare, si era esaurita con la caduta del Tempio,
che veniva sostituita dalla preghiera rappresentando così la fede nel D-o unico:
“Da allora non attendiamo che la Tua luce” (Pesiqta de-rav Kahana). Luce
interiore dunque. Unico simbolo concreto della luce divina della Menorah rimane
in Sinagoga il ner tamid perennemente acceso.
Il salmo 67 solitamente è riprodotto nella forma di
una Menorah.
Lamnatzeach binghinot mizmor shir. Elohim iechonnénu
vivarechenu, ia’er panav ittanu, sela…. etc . Il salmo viene recitato ogni
giorno nelle sette settimane fra Pesach e Shavuot. I sette versi che seguono
quello introduttivo contengono 49 parole, 7 x 7, e corrispondono ai 49 giorni
del ̔omer. Questo salmo viene riprodotto
fin dal 1200 in foma di Menorah, ancora il numero 7 nei bracci della Menorah che
ritorna. Già allora si diceva che chi lo leggesse in questa forma era certo di
ottenere la benedizione Divina.
In effetti
attorno al versetto centrale si fanno ruotare i versetti che sono
corrispondenti come numero di parole e che vanno diminuendo progressivamente
come lunghezza e numero di parole e graficamente prendono la forma di una
Menorah.
In epoca medioevale l’immagine della Menorah divenne
anche veicolo di letture mistiche e cabalistiche: i sette bracci si legarono
alle sette sefirot inferiori, ne parla diffusamente Ezra di Gerona. Ma sapete
che non è mio costume dilungarmi su questioni cabalistiche.
La
Menorah era stata data direttamente da D-o a Moshè, gliel'aveva
mostrata sul Sinai descrivendone con precisione e minuzia ogni
dettaglio. Un'unica fusione d’oro
cesellato dal piede ai calici a fiore di
mandorlo, come si legge in Shemot 25, 31-40. La Menorah del tempo mosaico, si legge in
Vaykra, era collocata nella tenda del convegno dove testimoniava la luce divina
ed era alimentata da olio di oliva.
Seppure spesso si sia ritenuto che la rappresentazione
della Menorah fosse legata al macrocosmo, al cielo e ai sette pianeti e alla
ciclicità del numero sette cui si accordava la compiutezza ciclica del creato e
della natura, aveva anche un’altra funzionalità simbolica.
Scrive Giulio Busi:
“L’aspetto esteriore dava infatti alla
Menorah il connotato di rappresentazione compendiaria della natura vegetale,
mentre l’accensione notturna protraeva questa funzione anche nelle ore
dell’oscurità facendo del candelabro un segno del perdurare dell’energia della
natura, offerta in testimonianza al Signore. La funzione memoriale del candelabro e, al contempo, il suo valore di
silenzioso sacrificio di luce, sono confermati dalla sua posizione simmetrica
rispetto alla tavola con i dodici pani, che venivano rinnovati di Sabato in
Sabato per ricordare a D-o le tribù d’Israele e garantirne così la prosperità.”
Sappiamo poi che la Menorah dopo la distruzione del
Tempio fu portata in trionfo a Roma dai vincitori, come
immagine di sudditanza del popolo ebraico ai Romani. Ma non è così. Cercate
bene, dentro di voi: è ancora lì accesa a testimoniare il legame che ogni Ebreo
ha con Israele. È la fiamma accesa che ha bruciato anche dentro agli Ebrei
siciliani per secoli, nascosta alle generazioni, e che ora, Baruch haShem,
torna ad illuminare il nostro cammino.
Shabbat shalom
Israel Eliahu
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