Albert Benaroya: Il tavolo del Rav
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 19.54
Havdalah 20.59
Per le altre località vedi http://www.myzmanim.com/search.aspx
PARASHAH SHELACH: Bemidbar 13 - 15
HAVDALAH: Yehoshuaʽ 2
Ai
quattro angoli del tallith ci sono gli tzitzioth. Ricordo che gli angoli
del tallith si chiamano propriamente ali, kanfot. La loro simbologia fa
riferimento ai quattro angoli della terra. Ogni giorno nella ʽAmidah recitiamo:
“Riuniscici insieme dai quattro angoli della terra verso la nostra
terra” e durante la lettura dello Shemaʽ raccogliamo simbolicamente il
creato, il macrocosmo nel quale ci riconosciamo.
Ammantarsi, raccogliersi nel tallith, vuol dire essere in Israele, nella
sua unità spirituale, consonanti in haShem. Chi lo indossa sa bene come
ci si senta protetti dal manto, come se la Shekhinah divina si posasse
su colui che lo veste.
Come
dicevamo, ad ogni angolo corrisponde una frangia, uno tzitzith che
insieme al tallith costituiscono un’unica mitzvà. Ognuno di essi è
composto da quattro fili che passati nel foro del panno raddoppiano. Uno
di questi è più lungo degli altri, si chiama shamash e viene arrotolato
attorno agli altri sette. Ogni filo è avvolto a spirale e si intreccia
con gli altri fili a formare 5 nodi secondo l’uso ashkenazita, 4 secondo
quello sefardita. Da un punto di vista cabalistico e ghematrico ci sono
significati complessi e precisi. Nel tempo il numero dei fili delle
frange fu oggetto di interminabili discussioni halakhiche da
parte dei Maestri, con pluralità di opinioni anche contrastanti. Uno
dei fili di ogni tzitzith era un tempo azzurro, petil tekheleth. Questo
colore veniva estratto da un mollusco chiamato chilazon. Poiché la
produzione di questo
colore era costosissima e già allora rarissima, il colore usato è il
bianco. Oggi si ritiene che esista una conchiglia, il murex trunculus,
che potrebbe avere stretta parentela con il chilazon e che potrebbe dare
un colore simile al tekheleth. Una esperta di colori per la tessitura
sostiene che il colore dovrebbe essere una tonalità di viola.
Nella
Torah la funzione dello tzitzith è esplicita: “Avrete pertanto una
frangia e quando la guarderete, allora ricorderete tutti i precetti del
Signore e li praticherete e non andrete dietro il vostro cuore e i
vostri occhi…”. Questo precetto era ed è rivolto solo agli uomini,
d’altronde originariamente la frangia era applicata solo agli abiti
maschili, poi nel mutare dei tempi e del costume è rimasto solo agli
angoli del tallith e quindi di una speciale veste di preghiera, anche se
per la maggior parte degli ortodossi il tallith katan è una veste
abituale con forti connotazioni di appartenenza dato anche il forte
impatto visivo.
Nello
Zohar è evidente l’intenzione di considerare lo tzitzith come una sorta
di ponte, di connessione fra l’umano e il divino e, più recentemente, la
cabalista Shazarahel nel suo volume “DNA Ebraico” riprende proprio
questo idea del legame connettivo fra la dimensione spirituale umana e
quella mistica divina.
Giulio Busi cita a tale proposito anche il testo Qedushat Levi di Lewi
Yishaq ben Me’ir Berdichev, nel quale l’autore sostiene che si possono
raggiungere livelli superiori di misticismo contemplando intensamente la
frangia durante la preghiera. Non pensi chi legge che siamo di fronte a
suggestioni mistiche, anche chi non ha mai indossato i Tefillin pensa sovente che
si tratti di forme di autoipnosi, ma è sufficiente osservare questa
fondamentale mitzva per capire o non indossarli correttamente per
comprendere come questo legame mistico non si concretizzi.
Ricordo a tutti come ogni giorno
nello Shemaʽ il Signore ci ammonisce di indossare i Tefillin e gli
Tzitzioth: pregare senza ottemperare a queste due mitzvoth è come leggere
parole nel vento.
Shabbat shalom
Israel Eliahu
Nessun commento:
Posta un commento