ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 18.30
Havdalah 19.26
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PARASHAH BERESHITH: Bereshith 1 - 6,8
HAFTARAH: Yeshaʽyahu, 42,1-21
Shalom a tutti.
Comincia il nuovo ciclo di letture della Torah. Negli anni scorsi abbiamo letto assieme le derashot di Elia Kopciowski, quindi quelle di Dante Lattes.
Speriamo
che in questi anni sia maturata la nostra competenza ermeneutica
seguento progressivamente livelli sempre più complessi di esegesi
Toraica.
Ricorderete che nel Pardes ci sono quattro livelli: Peshat ovvero lo studio letterale del testo sacro; Remez cogliere nessi, unità dell’insieme, collegamenti fra parole uguali; Darash esplicitare le spiegazioni allegoriche e i rimandi; infine il Sod quel livello dove si incontra il segreto mistico e, per qualcuno, l’accesso alle vie della Kabbalà.
Abbiamo
anche incontrato i criteri ermeneutici enunciati nella Mekiltà di
Ishmael: Qal vahomer per deduzione dal minore al maggiore; Gzerah
shawah, per analogia; Binjan av mikatuv ehad vebinjan av mishnè ketuvim,
il raggruppamento di determinati testi affini; Klal ufrati dal generale
al particolare; Prat uklal, dal particolare al generale.
Insomma qualche strumento in più, ci auguriamo, per affrontare questo nuovo ciclo della Torah.
Si ricomincia con Bereshit.
Ci troviamo di fronte al libro più complesso, più studiato ed interpretato di sempre.
Ci si apre un universo sapienziale semplice nella narrazione, ma assolutamente complesso nella sua stratificazione.
La
maggior parte degli esegeti, purtroppo a volte anche in ambito ebraico,
intona una litania sulle cosmogonie primitive, sugli elementi comuni ad
altre narrazioni, analizzando e interpretando scritture, simbologie,
connessioni archetipali, strutture mitopoietiche etc. Questo è dovuto
all'incapacità di leggere nel testo quello che a volte appare criptico.
Bereshit racconta l'origine di questo mondo creato in assoluta
concordanza con quelle che oggi sono le nostre ipotesi o conoscenze
scientifiche. In Bereshit c'è scritta l'evidenza della creazione; quello
che invece gli uomini hanno colto spesso nella dimensione della
narrazione poetica, come la diegesi fantastica dovuta alla necessità di
avere risposte agli interrogativi che da sempre ci
siamo posti.
Nella
Torah, al contrario, non c'è elemento di contraddizione, non c'è segno o
parola che riconduca ad ossimori nascosti o tautologie fideistiche.
Lo aveva già scritto Maimonide nel XII secolo: I conflitti fra scienza e religione derivano da errate interpretazioni della Torah.
La
lettura della Torah è a volte complessa nei rimandi e nelle figure, tra
l'altro nei millenni si è anche modificato quell'insieme di segni
diacritici, di legami grafici che presumibilmente veicolavano ulteriori
elementi sapienziali. È complessa perché non solo deve essere ricondotta
alla scansione dei 4 livelli Peshat, Remez, Darash, Sod ma anche allo
sviluppo, al progresso che modifica le possibilità di intelligere e di
interpretare il testo stesso.
Pensate
a con quanto stupore l'uomo del 1700 poteva porsi davanti alla
rivoluzione scientifica e alle sue scoperte e quanto oggi ci sembrino
risibili le conoscenze dell'epoca. Il problema siamo noi. Siamo noi che
non siamo in grado, o comunque non siamo stati in condizione di
concordare quanto scritto nella Torah con una verità supposta che ora ci
appare sempre più relativa ad una weltanschaung zoppicante.
Sia
chiaro, non posso sviluppare in poche righe la complessità di queste
argomentazioni, ma comprendere la concordanza del tempo di D-o, sei
giorni, col tempo della scienza, 15 miliardi di anni, ce lo ha consentito
un Ebreo che si chiamava Albert Einstein.
Comprendere
che fino alla creazione di Adam siamo nel riferimento spazio-temporale
di D-o e solo da quel momento accederemo al tempo dell'uomo è una
condizione essenziale per togliere alla narrazione biblica
quell'apparenza mitopoietica che fa sorridere gli stolti.
Quando leggiamo che D-o disse: Sia la luce e separò
la luce dalle tenebre, oggi sappiamo che intende che la luce di
intensità non visibile diventò quella che noi conosciamo e che consente
la vita.
Quando
parliamo del granello di senape della creazione, oggi sappiamo che la
scienza ritiene che all'atto del big bang l'universo avesse una massa di
10 alla -24 cm e che tutta la massa e il continuum energia-materia
universale era concentrata in un solo punto. E su questo il ruach
elohim, l'intervento divino corrisponde alla fase inflazionaria della
terminologia scientifica.
Dunque
la cosmologia attuale, per vie indipendenti oggi è simile alla
descrizione teistica dell'universo, la creazione descritta nella Torah è
quella che oggi gli scienziati hanno ipotizzato proprio nel tentativo
di allontanarsi dalla dimensione mitica delle cosmogonie primitive.
Oggi
sappiamo che la creazione di D-o avviene con una descrizione simile a
quella che Einstein racchiude nella sua equazione e = m c2, energia racchiusa che dal tohu vavohu dà origine alla materia attraverso la luce.
Dunque
oltre alla lettura mistica e sapienziale oggi possiamo dire che la
Torah da millenni porta chiuse in sé anche le ipotesi cosmogoniche degli
scienziati che gli uomini non hanno mai saputo cogliere prima e questo
ci deve far riflettere su quanto contiene la Torah e che noi non siamo
ancora in grado di comprendere.
Vi
consiglierei, anche se un po’ datato (1991, oggi abbiamo per la verità
molte conoscenze in più, dalle stringhe alla teoria della membrana,
puntualmente confermate dal Testo Sacro) il libro di Gerald Schroeder, Genesi e Big Bang. La scoperta dell’armonia fra Torah e scienza moderna. Edizioni Interno Giallo.
Shabbath shalom
Israel Eliahu
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