Jozef Israëls: Un figlio della razza antica
Io vengo da un paese del centro nord; un paese rosso dove se non compri l’Unità ti mormorano alle spalle “fasistone” (con la esse sibilata) che, francamente, detto da chi teneva il ritratto di baffone sul camino è inquietante. Qui la COOP ha boicottato i prodotti israeliani con il sottile sofisma della mancanza delle regolamentari documentazioni di sdoganamento... che ne dite?! Hanno almanaccato un brillante artificio che ha privato di pompelmi la disperata popolazione locale, pasciuta di salciccia e pancetta cotta sulla graticola.
Un mio cordiale vicino di
casa mi disse un giorno che l’unica cosa di buono che aveva fatto Hitler era
quella di sterminare il popolo ebraico affamatore dell’umanità nonché popolo
deicida, il che detto da un ateo convinto qual era, baffone lo imponeva, lo
qualificava sicuramente come un profilattico per metonimia. Per chi non se lo
ricordasse la metonimia è quella figura retorica che consiste nel sostituire
una parola con una contigua come ad esempio, ed è il nostro caso, il contenente
per il contenuto.
Nulla di strano dunque che su
un muro del ridente strapaese campeggi dal 1975 la squallida equazione
“Israele uguale esse esse” ed anche qui
dovreste biascicare la esse. Con questo assioma qualche fastidioso circellium
bacchus importunava anche chi scrive mentre sfilava la via del paese pedalando.
In questo clima di brume cerebrali una fervente attivista della sezione locale
del partito (c’è solo un partito!!!) tentò di allontanarmi da una affollata
conferenza di Lisetta Carmi (anche lei ci mise del suo) poiché solo con la mia
presenza ero un soggetto provocatore; io sono un ebreo ortodosso, con barba
lunga, vestito nero e tanto di cappello.
La mia figura suggeriva l’occulta presenza del mossad, secondo la ben nota
teoria del complottismo perpetuo ebraico. Così quando ho lasciato le nebbie
della bassa padana per la solare Siracusa ero certo di lasciarmi alle spalle l’ostile ceffo del
sovietismo del sessantasette.
Per la verità è andata bene,
solo nei primi tempi mi capitò di essere aggredito da un ebefrenico nazistoide
che accusandomi di detenere il potere mondiale del denaro, di possedere tutte
le banche, di essere colui che ha ordito il complotto giudeo massonico
plutocratico capitalistico e pure comunista che stringe nel pugno l’umanità, sfoderando il
braccio teso mi augurava di finire nei forni crematori. Più brevemente prese
lui, ululando, la strada per la vicina questura e che fine abbia fatto… francamente me ne
infischio.
Però questa mattina, in
centro ad Ortigia un islamico mi ha gridato Giudeo bastardo e questo,
francamente, mi preoccupa. Avrei potuto fargli un nodo alla lingua ma sarei
finito sul giornale; il titolo: “Sporco sionista aggredisce povero
extracomunitario”...
Così, mestamente, mi sono
avviato alla locale questura per segnalare l’accaduto. E sulle scale dell’atrio
mi sono seduto e ho pianto.
Qui the times they are a changin’
e in fretta. E c’è poco da ridere.
Israel Eliahu
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