Lo Stato d’Israele è sorto,
attraverso vicende che tutti sanno, dal proposito di dare una patria agli ebrei
sparsi nel mondo. Molti anni prima che Israele nascesse, la connessione del
popolo ebraico con la
Palestina era già una realtà storica e giuridica. Fu proprio
la comunità ebraica in Palestina (Yshuv) a costituire un corpo militare di
ebrei che combatté, durante la seconda guerra mondiale, a fianco degli alleati.
Questa connessione si era venuta realizzando da alcuni decenni grazie al
movimento sionista. Ed ebbe alla fine un pieno riconoscimento giuridico, anche
sul piano internazionale. Si riconobbe cioè dagli altri paesi, con atti formali
e solenni, che lo Stato d’Israele era il legittimo erede e rappresentante del
popolo ebraico, percosso e straziato dal grande olocausto. Questo vincolo di
discendenza e di rappresentanza, infatti, oltre ad essere iscritto nell’atto
israeliano che diede costituzionalmente il via al nuovo Stato, è sancito in
documenti internazionali. Ci basterà ricordare la risoluzione 29 novembre 1947
dell’Assemblea generale dell’ONU, il passo del 24 ottobre 1950 degli Stati
Uniti, Gran Bretagna e della Francia, presso il ministro degli esteri Israeliano,
perché anche questo paese si unisse ai primi tre nel considerare cessato lo
stato di guerra con la
Repubblica federale tedesca e infine, e più significativo di
ogni altro atto, l’accordo con cui la Germania occidentale si impegnava a dare una
riparazione finanziaria a Israele “per gli indicibili crimini perpetrati contro
il popolo ebraico durante il regime nazista di terrore”.
Con ciò veniva riconosciuto
che Israele era da considerarsi a tutti gli effetti il rappresentante delle
vittime della mostruosa ecatombe di milioni di Ebrei. Se dunque c’è uno stato
al mondo che più di altri abbia una ragione, non solo morale e storica, ma
giuridica, di erigersi a giudice dei misfatti orrendi commessi contro gli Ebrei
questo è – anche per riconoscimento formale degli altri Stati e della stessa
Germania – lo Stato di Israele.
Da “Sei milioni di accusatori”,
Einaudi, 1961
Alessandro Galante Garrone,
Magistrato, antifascista, partigiano, padre fondatore della Repubblica Italiana
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