Jozef Israëls: Matrimonio ebraico
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 17.51
Havdalah 16.48
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PARASHAH: Bereshith 23,1 - 25,18
HAFTARAH: Melachim I, 1,1-34
Shalom a tutti.
Il
tema che vorrei sottoporvi come argomento di approfondimento e di
dibattito è quello dell'istituzione del matrimonio ai tempi dell'antico Israele, inteso sia come fenomeno sociale che come istituzione
giuridica regolata da un'etica anche religiosa.
Possiamo distinguere tre modi, nell'antichità, di "prendere" una donna.
1) Si prendeva una donna come prostituta, kezonà.
2) Si prendeva una donna come prigioniera , se ne faceva una "schiava", come bottino di guerra.
3) Si prendeva una donna come moglie.
Vedremo successivamente come nell'episodio di Dina e i Sichemiti verranno espresse queste condizioni come paradigmatiche.
Nella letteratura babilonese troviamo questo frammento:
"Non onorare una schiava nella tua casa, non comandi nella tua stanza da
letto come una moglie. Non prendere in moglie una prostituta i cui
uomini sono legione..."
Un passo
dello Pseudo-Demostene cita: "Noi usiamo le prostitute per il piacere,
le schiave per la cura giornaliera del corpo, le mogli per generare
figli legittimi e avere una fedele custode della casa".
Noi ci occupiamo del matrimonio Israelitico.
L'istituzione
del matrimonio nel mondo biblico risponde a un procedimento non solo di
costume socio religioso ma anche giuridico, una prassi che regola
l'attuazione di norme per la produzione di effetti giuridici.
Nel caso della narrazione della nostra parashah viene esemplificata questa prassi.
Il
servo di Avraham, probabilmente Eliʽezer ma il testo non lo nomina, viene
inviato a cercare una moglie per Ytzchaq e si presenta nella casa della
sposa designata. Questa fase viene definita incoativa. L'avente potestà
su Ytzchaq, o chi per lui, chiede a chi ha potestà sulla desiderata
moglie (ma potrebbe essere alla ragazza stessa, sub iuris) e, avutone
il consenso, stipula un contratto matrimoniale. Nel giudaismo rabbinico
tale fase viene chiamata qiddusin cioè consacrazione o erusin, termine
generalmente tradotto con sposalizio o meglio diremmo contratto
matrimoniale. Si intenda che senza questa prima fase anche se vi fosse
stata una relazione sessuale il rapporto non verrebbe considerato
coniugio. Mentre da questo momento in poi, una volta stipulato il
contratto, anche in assenza di relazioni carnali, la "sposa" è
giuridicamente sua moglie. Da questo momento, dopo il contratto, si
acquisisce il diritto a "prendere" la donna. Con questa prima fase
vengono messi in atto alcuni dei diritti e doveri fondamentali del
matrimonio.
Senza
entrare troppo nei dettagli giuridici dell'atto formale ricordiamo che
l'oggetto primario è lo statuto personale dei due contraenti, dunque
conoscenza dello stato degli sposi. Prima delle nozze, anche se rimane
presso la casa paterna -vedremo più avanti i sette anni che Giacobbe
aspetterà per "prendere" Rachel- la sposa è tenuta alla fedeltà.
Altro
oggetto è la definizione della dote, il regime patrimoniale. Verifica
della solidità patrimoniale del pretendente, per verificare l'effettivo
venire in essere in futuro dell'unione coniugale.
Questo
capitale, mohar, deve anche servire come cauzione nel caso per
qualsiasi motivo si dovesse venir meno all'impegno del matrimonio.
Definizione
anche del patrimonio che spetterà alla sposa alla morte del padre, la
dote. Insomma ci si accorda su quanto porterà lo sposo, cioè il mohar, e
quanto porterà la sposa, i silluhim.
I
testi biblici sono categorici. Senza mohar lo sposalizio non è posto in
essere. Questo non è irrilevante anche su un piano strettamente
pratico e non solo giuridico. I beni, cioè la dote e il mohar,
apparterranno alla donna una volta divenuta moglie. Coloro che
assegnano dote e mohar costruiscono la base economica che mette al
sicuro la donna dagli incerti cui può andare incontro in caso di
divorzio o morte dello sposo; dunque una tutela sociale, una previdenza
ante litteram. La donna che diviene sposa acquista giuridicamente uno
status nuovo con nuovi diritti e nuovi doveri. Vi ricordo che ancora
oggi si prepara un contratto matrimoniale scritto, la ketubah, siglato
da garanti e testimoni, dove vengono esplicitate tutte le prescrizioni
di cui si è trattato finora. Questo documento ha valore giuridico ed
assoluto.
La seconda fase del procedimento matrimoniale o fase completiva sono le nozze.
Ovvero
il tempo della piena esecuzione del procedimento matrimoniale. Le
cerimonie e i festeggiamenti, l'uscita della sposa dalla casa paterna ,
la benedizione del padre, la conduzione della sposa nella casa dello
sposo e l'inizio vero e proprio della coabitazione. Si dà adempimento
agli impegni presi con lo sposalizio e viene posto in essere il
coniugio. Che dire... Mazel tov!!!
Shabbath shalom
Israel Eliahu
Nella cultura ebraica il sensale di matrimonio, lo shadkhen nel mondo yddish è una figura paradigmatica.
Uno shadkhen vuole convincere un amico a sposarsi poiché si ostina a non volersi maritare.
"Ascolta Yanchele, ho la donna che fa per te, te ne innamorerai a prima vista."
"Non voglio sposarmi!!"
"
Non dirlo neanche per scherzo. Sei o non sei un buon ebreo? Lo sai che
il matrimonio è una mitzvah!? Pensa, sei solo senza nessuno con cui
parlare. Immagina invece la sera quando torni a casa stanco dal lavoro
lei ti racconta tutto quello che ha fatto durante la giornata. Poi
passate la sera chiacchierando. Il venerdì sera lei accende i lumi e ti
parla di quello che ha preparato, della tavola apparecchiata per la
festa vi sedete a tavola e lei parla, parla e racconta, ach, quanto parla
questa ragazza! Mi sta facendo diventare pazzo, fai bene a non sposarti
Yanchele!!"
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