Albert Benaroya: Sinagoga
Accensione ore 16.43
Havdalah 17.41
Per le altre località vedi Q U I
PARASHAH TOLEDOT: Bereshith 25,19 - 28,9
HAFTARAH: Malakhi 1 - 2,7
Shalom a tutti. Non sempre i comportamenti
dei nostri Padri, così come narrati nella Torah, sembrano corrispondere a quei
dettati che l’etica ebraica definisce così chiaramente. Anzi, in alcune
occasioni ci hanno lasciati interdetti perché, anche se non decontestualizzati,
ci lasciano, quantomeno, nel dubbio che possano trovare una giustificazione
plausibile al nostro comune sentimento. È il caso di Avraham Avinu che rinnega
la moglie Sarah, oppure Sarah che manda nel deserto Agar con il figlioletto,
verso la morte, come si mandava il capro ad Azazel. E che dire di Lot che offre in pasto le figlie ai
violenti appetiti dei sodomiti. Si potrà obiettare che la società dell’epoca
vincolava i comportamenti ad una sensibilità e a prassi sociali oggi non sempre
condivisibili. Si potrà dire che fra i mali si è scelto sempre il minore, ma
bisognava che lo scegliessero gli interessati esposti al rischio della violenza
e della morte! Oltre il dettato Toraico i midrashim hanno sempre cercato di
correggere il dubbio e la perplessità arricchendo la narrazione con apparati
giustificativi, per la verità non sempre convincenti. Si potrà dire che se così
non fosse stato la storia sarebbe andata diversamente, Ruth era una discendente di Lot e senza Ruth non
ci sarebbe stato Re David e senza David il Mashiach. Così se le figlie di Lot
non avessero dato la discendenza al padre...
Oltre il racconto riesce
complesso immaginare il tutto come disegno Divino, meglio lasciare al libero
arbitrio umano la viltà di alcuni comportamenti.
Però a ben pensare ci
sentiamo più vicini a queste figure umanizzate, non ci appaiono come rigidi
totem di santità, ma come persone che mettevano in gioco i propri sentimenti e
le proprie debolezze proprio come facciamo noi ogni giorno.
Poi si dirà che ancora il
popolo ebraico non aveva ricevuto le dieci parole, dunque non aveva un
riferimento etico codificato, ma qualche a priori dell’intelletto,
almeno a livello di allarme biologico, avrebbero potuto averlo; insomma, a
volte i commentatori si sono dovuti arrampicare
sugli specchi per farci accettare alcuni comportamenti, e spesso ricorrendo a
midrashim ingenui e fantasiosi.
Prendiamo il caso di Esaù e
Giacobbe. Certo avviene qualcosa di strano e di sovversivo, tanto da mutare la
legge antica della primogenitura. Di chi è la responsabilità dell’inganno
perpetrato ai danni di Isacco. Il disegno pare in tutta evidenza della madre
dei due gemelli, Rebecca, la quale non nasconde certo la sua simpatia per
Giacobbe, ma il motivo è secondo Rashi alquanto curioso. Pare che il destino di
Esaù fosse già segnato nella vita prenatale. Infatti nel liquido amniotico in
cui era immerso Esaù si agitava solo vicino a templi di idolatri mentre
Giacobbe dava segno di sé solo presso a yeshivoth e case di studio. Povero Esaù,
vero è che la prima responsabilità del baratto infame fu la sua, ma le
motivazioni che gli hanno addossato per giustificare i suoi comportamenti sono
davvero feroci. Vi cito da Wiesel “Rabbi Yochanan disse: Nel giorno in cui
Esaù comprò il piatto di lenticchie commise cinque peccati: violentò
una ragazza che era già fidanzata ad un altro, uccise un uomo, negò l’esistenza
di D-o, si fece beffe della resurrezione dei morti e rinunciò alla
primogenitura”.
Ora ditemi qual è la fonte di
tanta informazione riguardo alla giornata di Esaù. È evidente l’intenzione di
dare discredito al poveraccio.
Non vi racconto il resto ma
vi rimando al testo di Eli Wiesel: Le storie dei saggi editore Garzanti.
Vedrete che i nostri
progenitori assumeranno, dopo questa lettura, un’aura meno austera, meno
distaccata dalla nostra umanità a volte dolorosa, a volte blasfema, e saranno
arricchiti da quella dimensione della quotidiana lotta che ci dona l'umiltà e la saggezza
degli anni.
Shabbath shalom
Israel Eliahu