Alois Einrich Priechenfried: Meditazione
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 19.12
Havdalah 20.09
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PARASHOTH NITZAVIM E VAYELEKH: Devarim 29,9 - 30,20; 31
HAFTAROTH: Yeshaʽyah 61,10 - 63,9; 55,6 - 56,8
Shalom a tutti.
Il calendario
ebraico è basato su un ciclo metonico di 19 anni divisi fra Peshutim (normali) e Meubbarim (embolismici). Agli anni embolismici viene
aggiunto un un tredicesimo mese, Adar Shenì. Negli anni Peshutim fra le
parashot Pekudè, Kedoshim, Bechuqqotai, Masʽè, Vayelekh, una viene
aggiunta a quella precedente. Per questo trovate Nitzavim assieme a
Vayelekh.
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In Nitzavim (29,28) troviamo una frase che Dante Lattes definisce oscura: Le
cose occulte appartengono al Signore nostro D-o e quelle rivelate
toccano a noi e ai nostri figli in eterno, onde possiamo attuare tutte
le parole di questa legge.
Ora vediamo un panorama di come l'esegesi biblica ha letto questa frase.
È importante
questo confronto fra molteplici interpretazioni con sfumature diverse. È una regola quella di studiare sempre la Torah almeno in due proprio
per determinare una dialettica, tanto che spesso è consigliato di porsi
come il deuteragonista in opposto ad una tesi prevalente, proprio per
stimolare il confronto e la nascita da questo, di un costrutto, un'opinione quanto più fondata possibile.
Toaff
scrive nella Torah della Giuntina: Varie sono le interpretazioni di
questo verso. Noi abbiamo preferito questa che attribuisce al Signore
la conoscenza delle cose occulte mentre dà agli uomini da intendere ed
eseguire quelle rivelate.
Scrive Rashi: "Nessuno conosce i segreti del compagno. Per questo io non vi punisco
per le cose occulte perché esse appartengono al Signore, ed egli compirà
la punizione solo di quell'individuo. Mentre le cose rivelate sono per
noi e per i nostri figli ed è nostro compito estirpare il male e se non
verrà compiuto il giudizio allora sarà punita la moltitudine". Come
dire che non possiamo punire il peccato che non conosciamo, di questo se
ne occuperà il Signore. Ma se non facciamo giustizia non verrà colpito
solo il peccatore ma la intera Israele.
Ma Nachmanide
rigetta l'interpretazione tradizionale di Rashi e dice: "Le cose
occulte sono le colpe commesse senza averne coscienza, senza sapere che
sono tali. Il giudizio per queste colpe inconsapevoli di cui non siamo
responsabili spetta al Signore. Siamo responsabili solo dei peccati noti
ed intenzionali".
Scrive Ibn Ezra: "Spetta a D-o giudicare e punire chi adora idoli in segreto, ma sta a noi punire chi lo fa palesemente".
Rabbi Judah dice che si è puniti solo per quei peccati che si commettono segretamente dopo la traversata del Giordano.
Rabbi Nechemiah
pensa che non si verrà puniti per i peccati segreti ma solo dopo la
traversata del fiume, D-o riterrà responsabili per i peccati pubblici.
Ancora Luzzatto:
Appartiene al Signore punire le colpe occulte e a noi punire quelle
palesi. Sta a noi eseguire tutte le parole di questa legge e incombe
alla nazione vigilare sull'osservanza della Torah e punirne le
trasgressioni.
Sforno
legge queste interpretazioni come retaggio dei commentatori medioevali
che distinguono fra i peccati per i quali un tribunale umano può
comminare una pena e quelli la cui punizione resta nelle mani di D-o.
Rabbi Mordechai Yosef di Izbitza scrive che quando un uomo trasgredisce in segreto e nessuno lo sa allora il peccato non appartiene all'intera comunità.
Hertz dice: "Certe cose sono in potere di D-o solo e debbono essere lasciate
solo a lui. Ma ad altre che sono rivelate - cioè le parole e i comandi
della Torah - spetta a noi e ai nostri figli rendere obbedienza".
Quest'ultima è sicuramente quella con implicazioni che richiedono più
riflessione. Sembra sottendere a colpe di cui potremmo non avere
coscienza. Non a caso Nistarot ha anche l'accezione di cose misteriose
inconoscibili. Ma se la Torah è il libro della legge che governa la
nostra vita e il mondo, possibile che ci siano aspetti del progetto
divino che noi non conosciamo? Ci sono anche nella Torah cose che
sfuggono ad ogni elemento di razionalità, come nella kashruth, per
ignoranza forse, per difficile decodifica interpretativa. Lo sappiamo,
hanno un nome che le definisce: Chuqqim. Ma è vero anche che molte delle
cose che ci sembravano incomprensibili anche solo 50 anni fa, oggi alla
luce del progresso scientifico si sono palesate nella loro esplicita
verità. Dunque è probabile che alcuni chuqqim di oggi saranno
comprensibili domani.
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Un altro aspetto su
cui riflettere: Sulle parole lanu u'levanenu compaiono nella scrittura
dei puntini posti sopra ogni lettera. Naturalmente non hanno a che fare
con la vocalizzazione, sono presenti anche nella scrittura del Sefer
Torah che, come sapete, è priva di vocalizzazione. Dunque cosa sono? che
significano?
Rashi scrive: "Le
parole «per noi e per i nostri figli» sono sormontate da punti per
insegnare che anche riguardo alle cose rivelate D-o punì la moltitudine
solo dopo che essi ebbero passato il Giordano", da quando cioè
accettarono su di sé il giuramento sul monte Garizim e sul monte Ebal,
divenendo garanti uno dell'altro. La nota di Cattani ci dice anche
che nel Talmud Babilonese in Sanhedrin 43b troviamo: "La presenza dei
puntini indica sempre una limitazione".
Ed Ezra dice : "Ho messo dei puntini su quelle parole. Se Eliahu viene e mi dice che ho fatto bene allora io li toglierò".
Secondo Bemidbar
Rabbah i puntini ci dicono che nel futuro D-o ci rivelerà i segreti che
il testo stesso ci dice che apparterranno a Lui in eterno. Cioè i
puntini mettono in discussione il contenuto del testo stesso.
In sintesi
potremmo dire che i puntini sono posti su un testo che ha necessità di
un chiarimento, di una derashà? o forse che Ezra lo scriba non era tanto
sicuro di aver ben compreso il senso del testo? Certamente sono un'occasione in più per riflettere, un monito per approfondire.
Shabbath shalom
Israel Eliahu
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