Shabbat table, Fiona Collins
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 16.31
Havdalah ore 17.34
Per le altre località vedi http://www.myzmanim.com/search.aspx
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Parashah Vaychi: Bereshith 47,28 - 50,26
Haftarah Vaychi: Melakhim I, 2,1-12
Shalom a tutti.
Ci troviamo di fronte ad un episodio, il
commiato di Giacobbe, fra i più dibattuti, per una complessità intrinseca che
può mutare qualora venisse attribuita al brano una diversa datazione. Perché si
ritiene che seppure le parole di Yaʽakov non prevedano ad
esempio la riabilitazione della tribù di Levi, pure alcuni riferimenti storici
tenderebbero a far uscire dall'ambito della profezia pura il testo, connotandolo
alla produzione epigrafica successiva.
Intanto è
evidente che il genere del brano è ascrivibile alla poesia o meglio al genere
del "poema tribale" espresso nella situazione del commiato nel punto di morte
che un patriarca rivolge alla propria genia. L'intento vaticinante della
profezia di carattere religioso (per alcuni commentatori prophetia ex eventu
quindi riferiti a fati già accaduti) lo assimila a componimenti di genere tipici
delle culture semite.
La poesia
ebraica antica è caratterizzata da determinati stilemi come il parallelismus
membrorum, o quello antitheticus, da allitterazioni, giochi etimologici, giochi
vocalici che rimandano a una rimazione primitiva.
Intanto cominciamo col dire che la
parola berakhah, la cui radice è brkh, oltre al significato di benedire ne ha
anche uno più generico e meno attestato di accomiatarsi, congedarsi. Questo
induce a classificare il nostro brano nel genere letterario del commiato.
Pensate a quello di Moshè in Deuteronomio.
Oggi la maggior parte dei commentatori
ritiene che questo brano sia frutto di un poeta giudeo dell'eta di Davide, che
intendeva celebrare la monarchia davidica con questo elogio (vi faccio notare
che la parola benedizione viene tradotta con termine greco εὐλογία da eu e
logos).
Nell'intenzione di dimostrare l'origine
particolare ed isolata di questo brano sono stati evidenziati paralleli con la
letteratura di genere ugaritica, della città-stato di Ugarit oggi in Siria,
ritenendo fosse stato possibile il trasferimento di alcuni veicoli di genere e
ornamenti letterari alla poesia ebraica antica.
Ancora Zimmern, lo riferisco per dovere
di cronaca, mette in relazione l'articolazione del commiato con i segni dello
zodiaco. Il ricorso ai nomi di animali che compaiono nel nostro brano, l'oracolo
doppio di Simʽon e Lewi (identificabile con i Gemelli)
potrebbero riferirsi ad un antico sistema astrologico, sappiamo da documenti
cuneiformi che c'era una certa approssimazione di un piano zodiacale già nel
primo millennio. L'ipotesi
può avere qualche suggestione ma esce dai binari dell'analisi
storica.
Per saperne di più:
Rav Alberto Somekh: Il commiato di Yaʽaqob. Un'ipotesi di interpretazione in chiave mediterranea. Firenze, La nuova Italia, 1990
Rav Alberto Somekh: Il commiato di Yaʽaqob. Un'ipotesi di interpretazione in chiave mediterranea. Firenze, La nuova Italia, 1990
Midrash
(Pes. 56) "Giacobbe chiamò i suoi figli e
disse loro: Raccoglietevi ed io vi annuncerò quello che accadrà al termine dei
giorni (Ber. 49,1).
Giacobbe
aveva intenzione di svelare ai suoi figli il mistero della fine dei giorni, ma
la maestà di D-o si
allontanò da lui. Pensò: C'è forse, D-o non voglia, qua, vicino al mio letto,
qualche indegno discendente, come Ishmael al tempo di Avraham o come ʽEsav al tempo di Isacco? Gli risposero i figli: "Ascolta o Israele, il Signore è il
nostro D-o, il Signore è uno" (Dev. 6, 4). Come in cuor tuo non v'è che
un D-o, così uno è Iddio nel nostro cuore. Allora Giacobbe disse: " Benedetto
sia in eterno il Suo nome glorioso".
Dissero
in nome di Rabbi Shemuel: Questo è quanto ripetono gli Israeliti mattino e sera,
ogni giorno, dicendo: Ascoltaci o nostro Padre Israele, dalla grotta di
Machpelà: quella stessa consegna che da te ci fu data noi la manteniamo tuttora:
"Il Signore è il nostro Dio, il Signore è
uno".
Shabath shalom
Israel Eliahu
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