Joan Landis, Shabath
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 16,27
Havdalah ore17,27
Per le altre località vedi http://www.myzmanim.com/search.aspx
Parashah Vayggash: Bereshith 44,18 - 47,27
Haftarah Vayggash: Yechezqiel 37,15-28
Nella prefazione al suo libro "Personaggi biblici attraverso il Midrash", Eli Wiesel esprime alcune considerazioni che sono illuminanti per comprendere il rapporto dell'Ebreo con la Torah e la sua narrazione, dunque con la sua stessa storia. Scrive Wiesel: "La storia ebraica si rivolge al presente. Negando la mitologia essa influisce sulla nostra vita e sul nostro ruolo nella società. Giove è un simbolo ma Isaia è una voce, una coscienza. Zeus è morto senza essere vissuto ma Moshè resta vivo ... Non fosse per la sua memoria che egli vuole collettiva, l'Ebreo non sarebbe Ebreo, o più semplicemente non esisterebbe.
Accensione ore 16,27
Havdalah ore17,27
Per le altre località vedi http://www.myzmanim.com/search.aspx
Parashah Vayggash: Bereshith 44,18 - 47,27
Haftarah Vayggash: Yechezqiel 37,15-28
Nella prefazione al suo libro "Personaggi biblici attraverso il Midrash", Eli Wiesel esprime alcune considerazioni che sono illuminanti per comprendere il rapporto dell'Ebreo con la Torah e la sua narrazione, dunque con la sua stessa storia. Scrive Wiesel: "La storia ebraica si rivolge al presente. Negando la mitologia essa influisce sulla nostra vita e sul nostro ruolo nella società. Giove è un simbolo ma Isaia è una voce, una coscienza. Zeus è morto senza essere vissuto ma Moshè resta vivo ... Non fosse per la sua memoria che egli vuole collettiva, l'Ebreo non sarebbe Ebreo, o più semplicemente non esisterebbe.
... Se noi abbiamo la forza e la
volontà di parlare è perché i nostri padri si esprimono attraverso ognuno di
noi ... l'Ebreo si sente più vicino al profeta Elia che al proprio dirimpettaio
... l'Ebreo si ricorda di loro (i Padri) e li vede al crocevia della loro
esistenza ... sono esseri umani, non dei ... il loro cammino s'inscrive nel
suo, pesa sulle sue scelte, la scala di Yaʽakov dilania le sue notti
… descrivere, parlare di Moshè vuol dire seguirlo in Egitto e fuori
dall'Egitto ... queste storie sono di un'attualità sorprendente: Giobbe è
nostro contemporaneo".
La storia di Giuseppe accompagna per quattro settimane
la nostra lettura della Torah, in una lunga narrazione; non è una storia come
le altre. D-o è assente in questa storia d'amore, in questa faida di fratelli.
Scrive Wiesel che la storia di
Giuseppe è quella di una serie di metamorfosi: familiare, sociale, filosofica
ed ebraica. Perché Giuseppe da ragazzino arrogante e supponente, sarà vinto,
poi diventerà potente, sarà un eroe di castità e purezza, poi conoscerà la consapevolezza
del perdono e finalmente diventerà un Giusto.
La sua esistenza illustra la teoria
di Kirkegaard sui quattro cicli della vita umana: Il primo è quello della
bellezza, il secondo quello della morale, il terzo quello del riso, e l'ultimo
quello del sacro.
Giuseppe diventerà uno tzaddik ma
lo dovrà solo a sé stesso, alla sua metabole; nella sua condizione egli seppe
accettare la sventura e il potere senza mai rinnegare quello che era, ottenendo
un trionfo che doveva soltanto a sé stesso; scrive ancora Wiesel: "Giuseppe fu
il primo Ebreo a soffrire per mano di altri Ebrei, seppe però dominare il suo
dolore e la sua delusione, e unire il suo destino al loro".
Per saperne di
più: Eli Wiesel: Personaggi biblici attraverso il midrash.
Potete trovare
altri midrashim molto suggestivi sulla storia di Giuseppe nel libro di Pacifici:
Midrashim, fatti e personaggi biblici.
L'arrivo di Giuseppe e della sua
famiglia in Egitto non trova attestazione nei documenti Egiziani, ma
l'Archeologia ha dimostrato che una parte del Delta del Nilo fu fortemente
semitizzata ai tempi degli Hyksos, anzi si suppone che la stessa dinastia dei
faraoni che regnarono in Egitto ai tempi di Giuseppe appartenesse al
ceppo semitico nord-occidentale, dunque quasi parenti del popolo Ebraico.
Tutte le informazioni che possiamo evincere dalla lettura di questa parte di
Torah possono essere confermate da dati storici. Dalla oniromanzia ai titoli di
«capo
coppiere» e «capo panettiere» dei due compagni di prigionia
di Giuseppe. Anche il titolo di Giuseppe quale sovrintendente della casa trova
riscontro nelle fonti egiziane.
Riguardo alla carestia
prefigurata da Giuseppe troviamo un'iscrizione nell'isola di Sehel a sud di
Elefantina, dell'epoca Tolemaica, che riguarda un periodo di sette anni di carestia
verificatasi ai tempi di Geser della terza dinastia:
"Ero nella tristezza sul mio grande trono, dice Par-oh. Coloro che erano nel palazzo vivevano nell'afflizione ed il mio cuore era terribilmente abbattuto perché il Nilo non era venuto a tempo per un periodo di sette anni; i cereali erano magri, ogni uomo era privo di respiro, il bambino era nel pianto ..."
"Ero nella tristezza sul mio grande trono, dice Par-oh. Coloro che erano nel palazzo vivevano nell'afflizione ed il mio cuore era terribilmente abbattuto perché il Nilo non era venuto a tempo per un periodo di sette anni; i cereali erano magri, ogni uomo era privo di respiro, il bambino era nel pianto ..."
Anche il nome di Potifar viene
trovato in una stele funeraria e il nuovo nome imposto a Giuseppe dal faraone,
Zafnat-Paʽneach,
trova riscontri nell'onomastica egiziana.
Il fatto che di un personaggio
così importante come Giuseppe non si sia trovata traccia nella cronaca
dell'antico Egitto ha lasciato supporre ad alcuni che in realtà Giuseppe sia
passato nella memoria egiziana col nome di Imhotep, anch'egli vissuto, secondo
le cronache egiziane, nel terzo secolo e che svolgeva presso il faraone
le stesse incombenze di Giuseppe. La storia di Imhotep sembra ricalcare la
cronaca biblica di Giuseppe. Entrambi moriranno a 110 anni, ma di Imoteph non
è mai stata trovata la sepoltura.
Questa lettura della storia
biblica e del suo riscontro nella cronaca egiziana fa arguire che non fu la
cultura ebraica ad essere influenzata da quella egiziana ma il contrario,
proprio come è scritto nel salmo 105,17-22:
"D-o mandò un
uomo davanti a loro, Giuseppe che fu venduto come schiavo, i suoi piedi
furono serrati nei ceppi, sulla sua persona venne posta una catena di ferro
fino al momento in cui avvenne quello che aveva detto e la parola dell'Eterno,
nella prova, gli rese giustizia (lo rese puro). Il re (faraone) mandò a
farlo sciogliere, il dominatore dei popoli lo mise in libertà. Lo nominò
Governatore (Signore) della sua casa e amministratore di tutti i suoi beni. Poteva incatenare i prìncipi a sua discrezione e rendere più sapienti i suoi
anziani consiglieri".
Shabbat shalom
Israel Eliahu
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