ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 16.24
Havdalah ore 17.26
Per le altre località vedi http://www.myzmanim.com/search.aspx
All'uscita di Shabath si accende l'ottavo ed ultimo lume di Chanukkah.
Parashah Miqqetz: Bereshith 41,1 - 44,17
Haftarah Miqqetz: Melakhim I, 3,15-2
R
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abbi Jehoshua di Sichnin in nome di Rabbi Levi dice: i
maghi spiegavano i sogni, ma le loro spiegazioni non trovavano favorevoli
accoglienze. Essi dicevano: "Sette vacche belle, cioè sette figlie tu
genererai. Sette vacche brutte, cioè sette figlie tu seppellirai e così: sette
spighe belle, cioè sette regni tu conquisterai; sette spighe brutte: sette
regni si ribelleranno a te".
E tutto
ciò a che scopo? Perché alla fine venisse Giuseppe e si acquistasse un alto
rango. Pensò il Santo, Benedetto Egli sia: se Giuseppe viene subito e
dà la spiegazione del sogno, non appare il suo merito; gli indovini potrebbero
dire a Faraone: - se tu ci avessi interpellati avremmo noi stessi dato la
spiegazione - perciò aspettò che loro si stancassero e lasciassero depresso lo
spirito di Faraone; così venne Giuseppe e lo risollevò (Bereshit Rabbà 89).
In questo midrash appare evidente la
differenza fra Giuseppe e la sua capacità di interpretare i sogni da una parte
e la divinazione operata dai maghi dall'altra. Questo commento è importante
perché pone la differenza fra la ciarlataneria divinatoria e mistificatoria
praticata da genti idolatre dedite alla magia e il dono della interpretazione
di quanto è profetico secondo un mandato divino.
Nel sogno di Faraone compare il numero
sette. Questo è un numero sacro per gli Ebrei, probabilmente il suo valore
assoluto risiede nel racconto della creazione in sette giorni.
In seguito i casi in cui il numero
sette ritorna sono infiniti. Sette coppie di animali sull'arca, dopo sette
giorni le acque del diluvio, sette gli anni di Yaakov presso Labano, sette
giorni di cammino da Carran a Galaad, sette volte si prostra a terra davanti al
fratello, per sette giorni mangerete azzimi, sette settimane il ʽomer, sette bracci ha la menorah,
sette giorni per purificarsi, sette volte sette gli anni del giubileo, etc…
potrei continuare per intere pagine. Dunque il numero sette è un numero
sacro che spesso si riferisce ad un percorso iniziatico o di elevazione, comunque
ad un ciclo che porta al compimento di un percorso. L'osservanza dello
Shabbat appartiene ai precetti la cui violazione è diretta contro D-o
stesso e viene punita con la punizione estrema, come a quell'uomo che
raccoglieva la legna di Shabbat (Bemidbar 15,32-25). Questa gravità viene
rimarcata ancora di più a Pesach: "per sette giorni mangerete azzimi. Già
dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque
mangerà del lievitato dal primo al settimo giorno sarà eliminato da
Israele".
Dunque possiamo intuire come il
sette sia legato per via simbolica ad un tabù che non deve essere
infranto. Secondo alcuni commentatori la lettera zain, che è il numero sette,
da un punto di vista iconico si ricollega al taglio e alla milah, operazione
che si fa all'ottavo giorno, a conclusione appunto di un ciclo.
Effettivamente
ancora oggi i bambini israeliani rappresentano la propria sessualità con questa
lettera.
Comunque il discorso è complesso e
molto articolato e non è questa la sede per approfondirlo, spero di avervi
dato qualche suggerimento per una riflessione.
Torniamo alla nostra Parashah e a
Giuseppe.
Giuseppe era molto bello:
"Quando poi, cavalcando sul
cocchio, percorse tutto il territorio egiziano, le ragazze egiziane salivano
sulle mura della città e gettavano verso di lui anelli d'oro nella speranza che
egli si voltasse ad ammirare la loro bellezza, secondo quanto è detto: "Figlio
rigoglioso è Giuseppe... le ragazze salgono sulle mura a vederlo" (Perek
R. Eliezer, 39).
Cosicchè dopo aver interpretato i
sogni ed essere diventato potente gli viene data in moglie Asenath figlia
di Potifera.
Eppure Giuseppe è Ebreo e non potrebbe
sposare una straniera, un'idolatra. Curiosamente la storia è breve, pare
inenarrata, tanto da aver stimolato un'ampia produzione letteraria colta e
popolare, da quella pseudo epigrafica relativa alla narrazione
della Torah, a Goethe a Thomas Mann. Scrive Dario Del Corno che nella
breve frase "Faraone chiamò Giuseppe Tsafnath Paneach e
gli diede per moglie Aseneth figlia di Potifera sacerdote di On. E Giuseppe
partì per visitare il paese d'Egitto" vi è un nucleo intensamente simbolico
e narrativo di sapore intuitivamente cabalistico, e questo spiegherebbe il
fiorire di tanta letteratura sul casto e bellissimo Giuseppe. Tuttavia resta
il problema: come poteva Giuseppe accettare il coniugio e i costumi di una
straniera? Ecco come un anonimo autore ebreo, presumibilmente del periodo
ellenistico, raccontando la "Storia del bellissimo Giuseppe e della sua
sposa Aseneth" risolve il problema; con una struggente lirica che ha il
sapore di un atto di conversione:
"Aseneth
(rifiutata
inizialmente da Giuseppe in quanto idolatra) intese le parole di Giuseppe
e fu presa da grande tristezza e cominciò a sospirare: teneva lo sguardo
fisso nel volto di Giuseppe e i suoi occhi si riempirono di lacrime. La
vide Giuseppe, ed ebbe grande compassione di lei, perché era dolce e pietoso e
timorato di D-o. Levò la mano destra sopra il capo di Aseneth e disse:
" Signore, D-o di mio padre Israele,
Altissimo, Onnipotente,
tu che hai creato l'universo,
che
chiami dalle tenebre alla luce,
e dall'errore alla verità,
e
dalla morte alla vita,
a questa vergine, o Signore,
dona tu stesso vita e benedizione.
E rinnovala con il tuo spirito,
e plasmala di nuovo con la tua mano,
e falla rivivere della tua vita,
e beva il calice della tua benedizione.
Tu l'hai eletta ancor prima della nascita:
fa ch'essa entri nel riposo
che hai preparato per i tuoi eletti".
Tratto da Anonimo: Storia del bellissimo
Giuseppe e della sua sposa Aseneth. Sellerio, 1983
Con questa
toccante richiesta di benedizione vi auguro Shabbat Shalom ve Chag Sameach.
Israel
Eliahu
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