MISTERO BUFFO
Nel 1997 l’Italia fu insignita di un premio nobel
alla letteratura per uno dei più virtuosi intellettuali che la storia
universale ricordi.
Dopo letterati di chiara fama
come Carducci, Deledda, Pirandello, Quasimodo, Montale, la dea pirica si è
adagiata sull’inclito nome di Dario Fo. Per la verità i maligni sussurrano che
l’Italia avesse proposto Carlo Bo, ma che gli spigolosi svedesi avessero
intenzionalmente equivocato spostando l’asse della cultura internazionale verso
il sano filoarabismo che campeggia nelle intenzioni programmatiche della
politica dei paesi nordici.
Tuttavia, bando alle celie,
il nostro autore si è distinto non solo per il profilo politico del suo teatro,
ma anche per essere arrancato alle vette della lirica sublime, nella forma
metrica. Non credete?! Ecco un esempio del poetare del giullare del nord.
Ricordati che devi imparare Fedayn
Ricordati che devi imparare
Fedayn
Imparare a combattere
Fedayn
Ma anche a pensare
Fedayn
Imparare a parlare
Fedayn
Perciò devi ascoltare
Fedayn
Quello che dice Marx
e Lenin
Non devi trattare come un nemico
Fedayn
Chi è povero come te
Fedayn
Anche se non ti capisce
Fedayn
Se sta col nemico
Fedayn
È il padrone che lo stordisce
Fedayn
E lo tiene nell’ignoranza
Fedayn
Tu devi trattarlo come un fratello
Fedayn
Chi è povero come te
Fedayn
È sfruttato come te
Fedayn
Tu gli devi parlare
Fedayn
Tu gli devi insegnare
Fedayn
Quello che dice Marx
E Lenin
Deve venire con noi
Fedayn
Non importa se Israelita
Fedayn
Con noi, se vuole il comunismo
Fedayn
Con noi c’è Abu Shaif
Fedayn
Con noi c’è Ribi Mohamed
Fedayn
Con noi c’è il popolo
Fedayn
E c’è Mao TseTung
Dario Fo: Ballate e canzoni, Newton Compton 1977
So che siete abbagliati dalla
lirica del guitto da strapolitica, che raggiunge lo spasimo, la tensione
dialettica e poetica citando anche il timoniere Mao, che ha fatto suppergiù, una
milionata di morti.
Ma anche in altre liriche il
nostro raggiunge le vette del sublime come in questa poesia che si intitola:
Operaio di Israele
Operaio d’Israele
Finalmente l’hai capito
che non sono io l’arabo il nemico tuo
Il tuo nemico è il capitale
e per questo hai scioperato
ad Haifa a Tel Aviv e a Giaffa
Operaio d’Israele
I poliziotti t’han fermato
in questura come un ladro ti han portato
con due arabi ingabbiato
ora sei uguale a noi
Sei un nemico di Dayan anche tu
Operaio di Israele
Il mio padrone è anche il tuo
che ci scaccia nel deserto e ci ammazza
È lo stesso che ci sfrutta
e ti mise dentro un ghetto
come adesso mette noi – è sempre lui
Operaio di Israele
Il tuo nemico è anche il mio
Fra di noi ci fa ammazzare, non sparate!
Vuole le terre e vuole sfruttare
Digli basta e volta l’arma
Alza il pugno e spara
con noi, spara con noi!
Dario Fo: Ballate e canzoni, Newton Compton 1977
Avrebbero dovuto dargli anche il nobel per la pace!!
La acuta analisi sociopolitica che Fo riesce a
produrre è degna di un turicefalo etilista ma segue una tesi abbracciata dalla
sinistra italiana che Israele fosse l’avamposto del capitalismo nel mondo
arabo.
Ma non voglio dilungarmi a
parlare dell’antisionismo-antisemitismo di questo imbratta carte, anche se mi
vergogno di condividere la nazionalità italiana con questo pericoloso baggiano,
voglio lasciarvi in dono questa chicca estratta da un intervista a Fo concessa a Carlo Brusati, critico teatrale, e pubblicata su:
Dario Fo: Politica provocazione ed arte Istant Book
1977
Il Premio Nobel
(Vi ricordo che siamo nel 1977)
“Io il
frac credo proprio che non lo metterò mai: non mi dona. In quanto agli inchini,
sono diventato famoso per la mia avversione alle riverenze e alle genuflessioni
di qualsiasi tipo. Però, questa storia dl Nobel è buffa davvero, immagino la
faccia di certi prefetti, magistrati, questori e uomini politici di mia conoscenza.
Loro si danno un gran da fare per tapparmi la bocca e mettermi le manette ai
polsi e gli svedesi gli combinano uno scherzo simile. Sai che imbarazzo
proverebbero ad arrestare un Nobel! E se mi dessero il premio? Sarebbe proprio
divertente. Mi sembrerebbe di recitare una mia commedia. Ma mi ci vedi a
Stoccolma? Il Re mi chiama, io mi presento: “Buongiorno signore, no re, no
maestà (ma come diavolo si dice?). C’è un premio per me. Grazie, che onore per
il mio Paese! A proposito, lo sa che in Italia mi cacciano dai locali dove vado
a recitare e che sono in causa con il Comune di Milano perché non vuole lasciarmi un edificio abbandonato destinato alla demolizione? Però non
importa, adesso ho vinto il premio e sono felice. Mi dà un bacetto maestà?”
Riesci a immaginare una cosa più grottesca?
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