Boris Dubrov: Klezmers, 2007
Un ispettore dell’Ufficio
delle Entrate, di Equitalia, insomma un
agente delle tasse, ogni anno si occupa di controllare i registri di una
Comunità Ebraica e della Sinagoga. Essendo un feroce antisemita si cruccia del
fatto che ogni anno non riesce a spuntare gli estremi per la più piccola
sanzione. Tutto è sempre perfettamente in ordine, ogni entata ed ogni uscita
sono sempre registrate correttamente. Ogni anno escogita qualche trabocchetto
per cogliere in fallo il Rabbino senza mai ottenere alcun risultato. La
canaglia rimugina e si arrovella sulle questioni più complesse
dell’amministrazione e della burocrazia senza risultato. Finché un giorno,
durante l’ispezione annuale ha un’illuminazione.
- Bene bene Rabbino, tutto
bene ma, mi dica, cosa ne fate dei moccoli delle candele che non utilizzate,
per caso le rivendete? -
- No affatto -risponde il
Rabbino- portiamo tutto al nostro fratello Levi, che ha una cereria e, una
volta all’anno, con i moccoli fonde un nuovo cero e ce lo dona. -
- Maledizione -mugugna l’esattore-
non c’è verso di stanarlo. -
- E gli avanzi delle azzime,
eh, cosa ne fate, per caso ne traete un qualche profitto rivendendole? -
- Ma no! Che dice! Noi diamo
tutto al nostro fratello Cohen, che ha un forno e una volta all’anno ci fa
farina di azzime e la dona alla comunità. -
Ma il genio del male è in
agguato: esasperato l’esattore si lancia in una provocatoria e difficile
richiesta.
- E le circoncisioni, eh?! Che
ne fate dei prepuzi? Me lo vuole dire, maledizione?! -
- Non si alteri -risponde
quieto il Rabbino- Glielo spiego subito. Vede, noi ogni volta li mandiamo
all’Ufficio delle Entrate, loro assemblano il tutto e, una volta all’anno,
ci mandano lei, caro Ispettore. -
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