Auguste Charpentier: L'usuraio ebreo
ORARI DI SIRACUSA
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PARASHAH MISHPATIM: Shemoth 21 - 24
HAFTARAH: Yrmeyahu 34,8-22Si annuncia Rosh Chodesh
Prologo in terra
Shalom a tutti.
Come ogni settimana cerco di isolare, nella Parashah, un tema
e di sviluppare alcune tracce che dovrebbero essere spunto di riflessione. Io
non penso che dopo migliaia di anni di ermeneutica ci sia bisogno delle mie
parole, ci mancherebbe altro, cerco solo di suggerire qualche chiave di lettura.
Questa settimana ho pensato di affrontare il tema dell’usura e come sempre
cerco nelle fonti e nei commenti. Ho cercato qualcosa anche su Internet, ho
trovato pagine interessanti, analisi serie, tesi di laurea, ma mi sono reso
conto di avere aperto uno dei pozzi più profondi dell’antisemitismo. Le voci
che escono dalle latrine di una canea ululante, le strida insensate di un mondo
sommerso fatto di frasi stantie, un marciume indistinto e colloso di banalità,
di esaltazione morbosa e nauseante di luoghi comuni, una sanie di insulti e di
menzogne, una putredine di cervelli nutriti di livore insensato, di invidia
malcelata, di apocalittici dettati; teorici del complottismo giudaico massonico, estremisti della banalità; un orrido senza
luce in cui ribolle un’indifferenziata mistura di idiozia e di ignoranza; una
fetida scia che risale in superficie e si fa carne, si fa persona. Forse quello che
non pensate, il vostro vicino, l’impiegato che vi sorride, la commessa. Il
professore di Liceo. Quello che… ma sì, ve lo devo dire… In questi giorni ho
girato in lungo e in largo la
Sicilia per parlare ai ragazzi delle scuole ma anche agli
adulti, di Shoah. Ho incontrato persone
meravigliose con le quali abbiamo stretto mani, fatto progetti, persone che lavorano per
il bene, perché questa umanità non dimentichi, ma che si sappia rifondare
eticamente, per avere ancora qualche speranza in un futuro. Ma fra tanti ecco ogni tanto comparire il quinto cavaliere,
ecco l’odio irragionevole che si fa parola. Un docente di scuola superiore che
prima si presenta e poi mi dice: "Netanyahu è come Hitler, oggi Israele è come
la germania nazista". E questo dovrebbe insegnare agli studenti, e cosa
racconta ai suoi studenti? Io non ho raccolto la provocazione, mi sono
limitato a suggerirgli di cambiare mestiere. E questo mi spiega che ha un blog
per la pace ed è pure antifascista. Fantastico! Nemmeno Walt Disney sarebbe stato
capace di un calembour grottesco come questo.
Un altro tipo, che evidentemente si era preparato tutta la
notte per questa aggressione, al termine di una mia conferenza sulla teologia
del dopo Auschwitz si alza e mi chiede: "Ma se tutti vi odiano da 2000 anni non
crede che il problema potrebbe essere dentro di voi?" Seconda domanda: "Non pensa
che oggi Israele sia come la germania nazista?".
Rispondo alla prima:
"Penso che dovrebbe vergognarsi, poiché sta enunciando uno di quegli
stereotipi che hanno condannato a morte sei milioni di persone". Alla seconda non rispondo, perché ho letto nei suoi occhi la
disfatta triste di una generazione che ha devastato le teste e le coscienze per
45 anni. Nel vuoto del suo pensiero ho ascoltato la cantilena triste della
sconfitta ideologica. Questa generazione non lascerà che odio, lascerà solo un
buco catramoso, ma quel buco ogni giorno viene riempito da una feccia sempre
più greve, sempre più pericolosa, con i suoi dogmi ribaltati, con un non
pensiero che si veste con un sudario che è solo il fantasma triste
dell’intellighenzia. Presto riverserà la sua peciosa e nauseante bruttura, la
sua verminosa putredine per il contagio e il mondo brucerà ancora.
Parashah Mishpatim
Nella parashah di questa settimana troviamo l’enunciazione di
leggi sociali, di norme di diritto civile e penale. Troviamo leggi relative
all’etica, all’anno sabbatico, allo Shabbath, alle feste. È un corollario al
decalogo. Parerga e paralipomena, del testo su cui ci confrontiamo da migliaia
di anni. La Parashah
si conclude con la stesura del Sefer haBerith, la scrittura del patto fra D-o e
il suo popolo.
Fra altri troviamo
questo enunciato:
Shemoth 22,24
Quando presterai denaro a qualcuno del Mio popolo non
comportarti come un vessatore e non esigere da lui alcun interesse. Se tu
prenderai in pegno l’indumento del tuo prossimo, al tramonto del sole dovrai
restituirglielo. Poiché in questo consiste la sua unica copertura, è il vestito
del suo corpo. Con che cosa si coricherebbe? Quindi se egli esclamasse a Me io lo ascolterei perché Io sono il
misericordioso.
Ci sono altri passi nei testi a noi sacri che si occupano
della questione, eccone alcuni (la traduzione è quella “classica” Giuntina):
Devarim 28,12
Il Signore aprirà per te il suo benefico tesoro, il cielo,
dando a suo tempo la pioggia alla tua terra e benedicendo tutte le opere delle
tue mani, in modo che tu potrai dar prestiti alle altre nazioni mentre tu
stesso non avrai bisogno di prenderne altri.
Deuteronomio 23,20
Non prestare ad interesse a tuo fratello, sia un interesse in
denaro che un interesse in viveri o in qualsiasi altra cosa. Allo straniero
potrai prestare ad interesse, ma non a tuo fratello, affinché il Signore tuo
D-o ti benedica in tutto ciò che farai nel paese nel quale tu entrerai per
possederlo.
Vaykra 25,35
E se un tuo fratello impoverirà e le sue forze vacilleranno
presso di te, tu dovrai sostenerlo, sia anche un forestiero o un avventizio,
sicché possa vivere presso di te. Il tuo denaro non dargli ad usura né con
interesse gli darai del tuo cibo.
Tehillim 15,5
O Signore, chi potrà soggiornare nella tua tenda? ...chi
non dà il suo denaro ad interesse né prende un donativo per danneggiare l’innocente.
Yechezqiel 18,13
…commetta azioni abominevoli, dia a prestito con interesse
o prenda usura, vivrà forse? Non vivrà.
Yechezqiel 22,12
In te si presero doni di corruzione per spargere sangue, tu
prendesti interessi ad usura, tu facesti illeciti con frode, tu Mi hai
dimenticato, dice il Signore.
Le Goff in un suo
volume, La borsa e la vita. Dall’usuraio
al banchiere, scrive:
“Bisogna eliminare
subito un equivoco. La storia ha strettamente legato l’immagine dell’usuraio a
quella dell’Ebreo. Fino al XII secolo il prestito a interesse che non metteva
in gioco somme considerevoli e avveniva parzialmente nel quadro dell’economia
naturale (grano, vestiti, materiali ed oggetti e si riceveva una maggior
quantità delle cose prestate) era
essenzialmente nelle mani degli Ebrei. A costoro in effetti venivano poco a
poco proibite attività produttive che
oggi chiameremmo primarie o secondarie. Non restava loro altro, a fianco di
alcune professioni liberali come la medicina, per lungo tempo disdegnata dai
Cristiani…
Non Cristiani, gli Ebrei non avevano scrupoli e non
violavano le prescrizioni bibliche facendo prestiti ad individui che non
facevano parte della loro comunità”.
Ammettiamo che Le Goff
volesse esprimersi diversamente o che forse il traduttore abbia mal analizzato
lo spessore semantico della parola ma pensiamo fosse scritto:
I Crociati non si
facevano scrupolo di sgozzare donne e bambini Ebrei che incontravano sul
loro cammino verso Gerusalemme…
Se abbiamo compreso
il valore universale del decalogo o, poiché il decalogo è stato dato solo agli
Ebrei, almeno dei precetti noachidi, capiamo che questo non scrupolo
sembrerebbe prescindere da un’etica universale, un rispetto nei confronti
dell’intera umanità.
Se andiamo a leggere anche il rispetto per lo straniero o
comunque per i deboli e i poveri che nei comandamenti viene espresso, forse le
cose potrebbero essere lette diversamente.
In duemila anni di storia ci sono solo fandonie e accuse
insensate contro gli Ebrei ma mai la testimonianza di un atto violento compiuto
da una comunità Ebraica verso gli altri. Abbiamo sempre e solo subito la feroce
disciplina delle chiese altrui.
Continua Le Goff:
Dante esprime la
mentalità della sua epoca e condanna
l’usura come forma di bestialità.
Ad una genia
bestiale fa riscontro una pratica
bestiale. Un solo e medesimo odio si sviluppò presso i Cristiani nei confronti
degli Ebrei e dell’usura. Il IV Concilio Lateranense decretò: “Volendo impedire
che in questa materia i Cristiani siano trattati in modo disumano dagli Ebrei, stabiliamo etc...”.
Le Goff ha lasciato in eredità al mondo retorico della
citazione questo interessante assunto
sul furto del tempo. Ovvero: l’usuraio realizza un profitto ingiusto vendendo
una cosa che non gli appartiene, il tempo che appartiene a Dio solo (è il
tempo che fa fruttare il prestito) concetto mutuato da Pietro Cantore, maestro
del XII secolo. Su questo tema potete trovare una ulteriore elaborazione in un
testo di Sylvain Piron: I paradossi della teoria dell’usura nel medioevo.
Scrive Daniela Capone (potete trovare il testo su internet)
nella sua tesi di Laurea, Profili dell’usura e della polemica antiebraica nel
rinascimento: Il Mercante di Venezia di Shakespeare:
Anche se il mestiere di usuraio (ricordo che il concetto di
usura era relativo al divieto di chiedere più di quanto era stato prestato) non
era scevro di gravi pericoli, sia per l’incerto status sociale dei Giudei sia
perché i debitori tendevano a sottrarsi ai loro impegni contrattuali fomentando
l’antisemitismo e le persecuzioni razziali, gli Ebrei avevano buoni motivi per
fare gli usurai.
Anzitutto non essendo cristiani e non potendo sperare nella
salvazione non erano toccati dal divieto
della Chiesa e non avevano nulla da
perdere; in secondo luogo, soggetti com’erano a persecuzioni, sopraffazioni e
soprusi di ogni genere erano naturalmente portati a scegliere un mestiere i cui profitti fossero facili da
nascondere e a trasferirsi (...) Gli Ebrei esercitando l’usura,
soddisfacevano un bisogno reale della società, in una Europa che stava passando
da una economia di mera assistenza a un’economia che richiedeva un maggiore uso
del denaro, bene che era allora assai scarso”.
Bene, ma sapete che alla fine del XII secolo gli usurai
cristiani erano molto superiori a quelli di origine Ebraica?
Beh… non disperiamo, questi temi storici sono trattati in
tutte le salse, con bibliografie sterminate.
Quello che penso dovremmo fare è rileggere la purezza del
dettato Toraico e di quello profetico che, se è vero che si richiama alla
solidarietà e alla fratellanza ebraica, al proprio gruppo comunitario, insiste anche
sul rispetto di un'etica universale. Dire che puoi prestare con interesse,
spogliamo la parola dalle stratificazioni successive, agli stranieri vuol dire
che puoi beneficiare gli altri che possono aver bisogno della tua sostanza. Non
vuol dire che devi strozzare le persone come un usuraio della camorra. Non
voglio fare alchimia delle parole ma il Santo Benedetto è Padre di tutti gli
uomini e non consentirebbe mai, per sua legge, la vessazione dell’uomo su un
altro uomo, chiunque egli sia, a qualunque popolo appartenga.
Shabbath shalom
Israel Eliahu
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