giovedì 29 maggio 2014

SHABBATH 2 SIVAN 5774 / 30-31 MAGGIO 2014 - NASÒ

Karla Gudeon: Ldor vador


ORARI DI SIRACUSA
19.53 - 20.58
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PARASHAH NASÒ: Bemidbar 4:21 - 7:89
HAFTARAH: Shfatim 13:2-25

Shalom.
 
Nella struttura sociale ebraica la famiglia ha un ruolo centrale, anche nella sua estensione di gruppo, tribù, popolo. La cordonatura sulla quale si regge la società è la connessione sacrale dell’istituzione parentale e familiare. È una condizione tipica di complessi autosufficienti come quelli dei nostri avi, che da nomadi dediti alla pastorizia erano passati alla vita sedentaria, mantenendo però quel vincolo necessario alle economie chiuse. Sappiamo dalla Torah che all’atto della distribuzione e assegnazione delle terre si era tenuto conto di criteri di equità sociale che dovevano essere mantenuti per eredità familiare e consanguineità, fermo restando che la comune discendenza da Israele-Yaʽakov riconduceva a vincoli di fratellanza le varie tribù. Questo imponeva, per quanto possibile, di cercare le proprie spose nel proprio gruppo tribale o nella propria stirpe. Su queste considerazioni vanno lette anche le normative che riguardano il diritto ebraico relativo alla famiglia, dunque non di valore morale così come la cultura cristiana ha imposto, ma ad esempio, con la tutela dal bilbul shikhvat zeraʽ di quello che il diritto romano chiamerà la turbatio sanguinis, e che molto ha a che vedere con il mantenimento di quell’equilibrio delle ricchezze di ogni gruppo sociale.


In questo senso vanno rilette anche le normative sull’adulterio. Sappiamo bene quanto sia fondamentale la donna nella religione e nella cultura ebraica e di quanto il diritto si occupi della sua tutela, si pensi alla dote o al levirato che garantivano alla donna rimasta sola la sopravvivenza, il mantenimento e il benessere.


In questo senso vanno rilette anche le leggi sulla monandria e monogamia; cosa non corrispondente, da un punto di vista giuridico, per i mariti come obbligo di monoginia o monogamia. D’altronde due sono le mogli di Lamek, Ada e Silla; tre le mogli di Avraham, Sarah, Agar e Ketura; due le mogli di Nachor, Milka e Reuma; Yaʽakov ha Lea, Rachele e le loro schiave Bilha e Zilpa... potremmo continuare. Ricordiamo però che la legislazione ebraica prevedeva l’assenso della prima moglie ed il suo placet, per motivi che lei per prima avesse ritenuto giusti. Avraham ripudierà Agar quando lo chiederà Sarah. Se non si tiene conto delle leggi dinastiche ed economiche tutto questo indurrebbe a ritenere che fra i coniugi ci sia un’iniqua disparità giuridica.


Però considerate il caso dell’adulterio. Vedete che il problema non viene posto solo in termini di moralità, se così fosse non ci sarebbe bisogno che del divorzio, che era una prassi attuabile. La gravità dell’atto non va letta dunque in questi termini e ce lo dimostra il fatto che anche le fanciulle fidanzate e le vedove che vengono trovate gravide rientrano nella casistica dell’adulterio. La punizione non mira a tutelare l’interesse o la dignità dell’uomo ma un interesse superiore che è quello della purezza del sangue, dell’integrità sociale ed economica dei gruppi familiari o tribali. La non dispersione della ricchezza e della terra assegnata. Non a caso il diritto porta a concepire l’adulterio come un delitto contro la proprietà. Il matrimonio deve garantire una discendenza legittima che è un interesse primario non già del singolo uomo ma dell’intero gruppo sociale. Se si pensa di leggere la Torah con i sedimenti e i condizionamenti di 2000 anni di morbosa etica sessuale non si coglie il senso della storia e di una civiltà che non ha mai creduto di dover rendere devozione ai particolarismi dell’individuazione, ma solo al principio comunitario.


Shabbath Shalom


Israel Eliahu

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