venerdì 8 marzo 2013

SHABATH 27 ADAR 7573 / 8-9 MARZO 2013
ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 17,41
Havdalah  ore 18,39
Parashah Va- jaqhèl Esodo 35, 1- 38, 20
Haftarah Va-jaqhel  Re, 7,  13-26
Parashah Pequdè Esodo 38,21 - 40,38
Haftarah Pequdè Re, 7,  40-50

Shalom a tutti.
Mosè convocò tutta la congrega dei figli d'Israele e disse loro:
"Ecco le cose che il Signore ha comandato di fare (i lavori per la costruzione del Tabernacolo). Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo giorno sarà per voi giorno di riposo assoluto, Sabato consacrato al Signore; chiunque faccia qualche lavoro in questo giorno, sarà fatto morire. Non accenderete fuoco in tutte le vostre dimore nel giorno di Sabato". Con queste parole inizia la derashà di questa settimana ed è poprio a Shabbat che vogliamo dedicare questo approfondimento.
Queste parole che ascoltiamo da Mosè sono compendio dell'unica prescrizione rituale riportata nei Devarim.
Se non si osserva lo Shabbat si osservano solo 9 Comandamenti.
Vediamo ora le due versioni.

Shemot 20, 8-11
Ricorda il giorno dello Shabbat per santificarlo.
Sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera
Ma il settimo giorno è Shabbat per il Signore tuo D-o.
Non farai nessun lavoro
Poiché in sei giorni D-o creò il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi
E il settimo giorno Egli si riposò.
Per questo D-o benedisse il giorno dello Shabbat
E lo santificò.

Devarim 5, 12-15
Osserva il giorno di Shabbat per santificarlo
Come ti ha raccomandato il Signore tuo D-o
E ricorda che fosti schiavo in Egitto
E il Signore tuo D-o ti trasse con mano forte e braccio disteso.
Per questo il Signore tuo D-o
Ti comandò di osservare il giorno dello Shabbat

La prima evidenza è nota: è la diversità fra Ricorda e Osserva. Shamor e Zakhor, sappiamo che la sera di Shabbat si accendono due nerot proprio a simboleggiare Shamor e Zakhor, ma dobbiamo considerare anche l'attenzione posta su due diversi attributi di D-o.
In Shemot è il D-o creatore, immateriale, privo di forma e aspetto. Una entità teologica astratta che permea di sé ogni aspetto del creato.
In Devarim il D-o che agisce nella storia, quello che mostra la sua possenza nel guidare fra le acque del Mar Rosso il popolo di Israele.
Un D-o coinvolto nelle vicende umane del suo popolo.
Scrive Aryeh Kaplan: “Alla luce di quanto detto possiamo capire il significato dello Shabbat: la fede richiede più di una semplice dichiarazione verbale; deve essere accompagnata anche dall’azione, segno concreto della nostra solida devozione a D-o. In Ebraico fede si dice Emunà, deriva dalla stessa radice di uman, ovvero artigiano; la fede non può essere separata dall’azione … L’unico atto concreto che può dimostrare che crediamo in D-o creatore del mondo e di tutto ciò che contiene è l’osservanza dello Shabbat …. Non osservare lo Shabbat è paragonabile ad un atto di idolatria. Trasgredire lo Shabbat equivale a negare implicitamente di credere in D-o.”
Prima di occuparci di alcune delle prescrizioni d’obbligo per Shabbat vorrei consigliarvi la lettura di Abraham Joshua Heschel: Il sabato e il suo significato per l’uomo moderno, Rusconi editore.
Eccone un breve stralcio: “Nello spirito biblico la fatica è un mezzo per il fine e il Sabato, in quanto giorno di riposo dal lavoro, non è stato creato per far recuperare le energie perdute e renderci idonei ad una nuova fatica: esso è stato creato per amore della vita. Il Sabato è il fine della creazione del cielo e la terra ………… Amare il Sabato è amare quello che abbiamo in comune con D-o. La nostra osservanza del Sabato è una parafrasi della Sua santificazione del settimo giorno. Il mondo senza Sabato sarebbe un mondo che ha conosciuto solo se stesso; sarebbe scambiare D-o per una cosa, sarebbe l’abisso che Lo separa dall’universo; un mondo senza una finestra che dall’eternità si apre sul mondo …… È un’occasione per raccogliere la nostra vita lacerata; per raccogliere il tempo e non per dissiparlo”.
Per il mondo Ebraico vi sono due tipi di Ebrei: coloro che osservano lo Shabbat, Shomrè Shabbat, e coloro che lo profanano, Me’halelè Shabbat.
Esiste un corpus di leggi, Halakhot, che riguardano lo Shabbat. Sono regole rigide che servono a santificare questo giorno e che non rappresentano privazioni ma offrono strumenti per accedere alle finalità che non sono solo spirituali ma legate anche al benessere: “Santificate il Sabato con piatti scelti, con splendidi indumenti; rallegrate l’anima vostra con il piacere ed io vi ricompenserò per questo stesso piacere”, Deut Rabbà 3, 1.
Queste regole sono molto severe e occupano due tra i principali trattati del Talmud Shabbat e Eruvin e quasi duecento capitoli dello Shulchan ʽArukh, ovvero il codice completo della legge Ebraica. Per comprenderne il valore relativamente al riposo consideriamo che D-o ovviamente non aveva certo bisogno di riposarsi dopo i sei giorni della creazione: “Il Signore, il D-o eterno, Creatore del mondo intero non conosce stanchezza né debolezzaˮ (Yishʽià 40, 28). Dio il settimo giorno smise di creare, cessò di interferire col mondo. Ecco anche quello che dobbiamo fare noi. Smettere d'interferire col mondo, sospendere il nostro tentativo di dominio del mondo. Accedere ad una dimensione superna, essenzialmente spirituale.
Il lavoro, in senso sabbatico, è qualsiasi atto che mostri il dominio dell’uomo sul mondo per mezzo dell’intelligenza e della volontà (Dayan I. Grunfeld: The Shabbat).
Riposo in senso sabbatico significa non interferire con la natura e non dare prova di dominio su essa. È uno stato di pace tra l’uomo e la natura.
Se da questa osservazione possiamo derivare un concetto generico di melakhà cioè di lavoro rituale, dobbiamo però conoscere le regole principali legate ai lavori che non devono essere compiuti.
È proprio nella nostra Parashà che Mosè ci dice che tutti i lavori che sono serviti per la costruzione del Tabernacolo devono essere proibiti di Shabbat. Non a caso il Mishkan è la corrispondenza fra microcosmo e macrocosmo.
Eccovi le 39 melkhot cioè i lavori proibiti di Shabbat:
Trasportare, Bruciare, Spegnere, Completare, Scrivere, Cancellare, Cuocere, Lavare, Cucire, Strappare, Annodare, Disfare un nodo, Modellare, Arare, Piantare, Mietere, Fare covoni, Trebbiare, Spulare, Selezionare, Setacciare, Macinare, Impastare, Pettinare, Filare, Tingere, Intrecciare, Ordire, Tessere, Sfilare, Costruire, Demolire, Tendere Trappole, Tosare, Macellare, Scuoiare, Conciare, Levigare, Tracciare segni.
Vediamo ora nel dettaglio le proibizioni che interessano più da vicino la nostra vita e che non hanno un profilo strettamente agricolo o artigianale. Premetto che ci riferiamo all’Ebraismo ortodosso e che alcuni divieti secondari sono ancora discussi da varie fonti halakhiche.
Trasportare: Questo divieto riguarda il trasporto in luogo pubblico. È una delle poche categorie citate espressamente nella Torah, in occasione della Manna. Si raccolse la manna sufficiente  per due giorni per non trasportarla di Shabbat. Mosè disse: “Che nessuno esca dalla sua abitazione il settimo giorno”. In Bemidbar 15, 32 si racconta di un uomo messo a morte perché raccoglieva di Shabbat legna dunque la trasportava. Questa proibizione  riguarda anche oggetti piccoli come chiavi, o fazzoletti, borse, libri etc. Si possono portare solo gli abiti che s'indossano. Per questo motivo la chiave di casa si può legare ad una cintura elastica di modo che possa risultare una estensione di quello che si indossa. All’interno di una casa privata si possono portare oggetti ma sono esclusi quegli oggetti considerati muktsè, ovvero quelli che non è lecito toccare di Shabbat come sassi, pietre, matite, candele, apparecchi elettrici etc. Qualsiasi transazione è proibita anche all’interno delle mura domestiche. Di Shabbat tutti gli affari cessano: acquisto, vendita e commercio.
“Se le popolazioni (non ebree) della terra portano oggetti o cibo da vendere nel giorno di Shabbat, noi non compreremo nulla da loro di Shabbat o in qualsiasi altro giorno sacro” (Nechemià 10:32).
Bruciare: “Non accenderete alcun fuoco in casa nel giorno di Shabbat” (Shemot 35:3).
L’uomo attraverso il fuoco esercita il suo possesso sul mondo e produce energia.
Per questo è vietato accendere anche il più piccolo fuoco. Dal fornello a gas al fiammifero.
È vietato utilizzare apparecchi elettrici, telefoni. È vietato fumare anche se, per quello che mi riguarda il divieto dovrebbe essere totale poiché chi fuma produce un danno volontario al corpo che gli è stato dato e che invece dobbiamo custodire e proteggere.
È vietato anche accendere motori poiché si produce elettricità e combustione della benzina. Pertanto è vietato guidare di Shabbat. Alcune fonti rabbiniche consentono di prendere mezzi pubblici purché si abbia l’abbonamento visibile agganciato al vestito. L’autobus non passa specificatamente per noi e noi non agiamo sul suo movimento.
Spegnere: È vietato spegnere o abbassare la fiamma di Shabbat. Questo vale anche per il gas, la luce e qualsiasi apparecchio elettrico.
Completare: Sono proibite riparazioni e sistemazioni di ogni genere. Piallare, levigare, affilare, ogni attività inerente al miglioramento o al completamento di un oggetto. Compreso tagliare e strappare.
Si comprende anche il divieto di dare tocchi finali come mettere lacci nuovi alle scarpe.
È vietato anche accordare strumenti musicali, tanto che per estensione alcuni rabbini hanno vietato suonare qualsiasi strumento di Shabbat. È vietato anche gonfiare palloni, camere d’aria o salvagenti, fissare le vele e la navigazione su piccole imbarcazioni. Tuttavia è consentito viaggiare su una nave guidata da non ebrei, purché imbarco e sbarco non avvengano di Shabbat.
È altresì vietato andare in bicicletta, ma altre fonti rabbiniche lo consentono, in particolare per raggiungere il Beth HaKeneset in città estese con la Sinagoga lontana da casa, a condizione che, in caso di guasto, come una foratura o lo deriva della catena di trasmissione, la bicicletta non venga riparata. A tal fine l’autorità rabbinica può delimitare un eruv, ossia una deroga sul più breve percorso fra la residenza e la Sinagoga, soprattutto per le persone che hanno difficoltà di movimento.
Scrivere: È vietata ogni forma di scrittura, anche sulla sabbia o sul vetro appannato. È vietato utilizzare anche macchine da scrivere e, a maggior ragione, la tastiera del computer o del telefonino, già proibiti perché elettrici. È vietato far calcoli e misure, scommesse e gioco d’azzardo.
Cancellare: È vietato distruggere ogni forma di scrittura. Anche dividere separando le lettere. È permesso aprire una confezione di cibo se questo non implica strappare e comunque non si separino parole scritte sull’involucro.
Cuocere: È vietata ogni forma di cottura, la bollitura dell’acqua. La lavorazione mediante il calore anche di quello che non serve alla nutrizione, come fondere metalli e cera o cuocere ceramica. Questo perché comunque comporta una trasformazione, un’ulteriore modificazione di uno stato di natura. Per soddisfare l’obbligo dell’Oneg Shabbat, la gioia di Shabbat, si deve mangiare cibo che viene scaldato su una plata e che non è provvista di meccanismi per agire sulla intensità della fiamma o della resistenza e che viene accesa prima di Shabbat, ma il cibo deve essere già cotto precedentemente.
Per questo ci sono in commercio idonei strumenti che potete trovare nei negozi di prodotti ebraici.
Lavare: Comporta anche il divieto di rimuovere macchie e lucidare.
Cucire:  Oltre a cucire con ago e filo, il divieto comporta anche applicare punti metallici, il nastro adesivo sulla carta, utilizzare o umidificare colla per chiudere buste etc. Tuttavia è consentito fissare qualcosa con una spilla di sicurezza poiché si considera un’operazione provvisoria.
Strappare: Comprende anche la separazione di pezzi incollati.
Annodare o Disfare un nodo: Si intendono nodi permanenti per cui è consentito il fiocco per allacciare le scarpe.
Tosare: È vietato rimuovere pelo da qualsiasi creatura vivente; quindi anche radersi, tagliarsi i capelli, depilarsi, ma anche tagliarsi le unghie. Poiché pettinandosi si corre il rischio di strappare i capelli è consentito utilizzare a questo fine una spazzola morbida. NB Il divieto di pettinare che troviamo in un’altra melakhà è riferito alla cardatura e attività simili inerenti al lavoro di filatura e tessitura.
Per il momento ci fermiamo qui, queste sono le melakhot che interessano più direttamente la nostra vita, le altre proibizioni sono già state elencate.
Queste note sono state tratte quasi interamente, con alcune integrazioni, dal volume di
Aryeh Kaplan : Shabbat un giorno di eternità.
L’autore, che morì molto giovane nel 1983, era un Rabbino Ortodosso di New York. Al termine del capitolo sulle melakhot scrive: Si può imparare ad osservare lo Shabbat attraverso i libri, ma questo lo fa sembrare incredibilmente difficile, come imparare l’amore da un manuale per il matrimonio. Dovete viverlo per coglierne la vera dimensione.
Shabbat shalom
Israel Eliahu



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