martedì 9 aprile 2013

UNA PAGINA DI STORIA DELL'ANTISEMITISMO 5 ottobre 1889: Civiltà Cattolica recensisce “La piaga ebrea” di Giovanni De Stampa


… Pertanto l’Autore mette avanti cinque punti, da cercare che entrino nello spirito dell’Europa cristianamente civile, e passino quindi nella pratica giuridica delle sue nazioni:
I.    «Sia abolita l’emancipazione degli ebrei, fintanto che essi non vogliano farsi simili a noi, e rigettare i loro crudeli principii. Un popolo, che chiama buona cosa l’uccidere e il rubare a danno dei cristiani, non può aver comunanza di diritti con essi, che, considerati come bestie, sentono il bisogno di reagire. Gli ebrei vogliono farci credere che non osservano più i principii del Talmud: ma questo non è altro che gettar polvere ne’ nostri occhi, perché gli ebrei di ogni tempo e di ogni paese osservano con la più grande scrupolosità le massime della loro religione. Così anche quegli ebrei, che sembrano nei costumi simili a noi e mangiano carne di maiale, non frequentano la sinagoga ecc non sono in cuore meno ebrei degli altri: poché è noto come la loro religione permette tutto, anche i peccati, quando tendono a buon fine. Infatti il Talmud dice: Il figlio di kappara (un rabbino) insegnava che il primo principio della nostra religione è questo: il fine giustifica i mezzi: quindi si possono fare anche i peccati, purché si abbia scopo buono. Il catechismo ebreo insegna: Un ebreo può far un giuramento falso nel tribunale dei cristiani, per salvare un altro correligionario. Il medesimo catechismo insegna ancora: un ebreo può fingersi cristiano, per poter far meglio il contrabbando. Dunque genti di simil fatta non possono godere gli stessi diritti e privilegi, che godiamo noi.
II.    Sia limitata l’influenza degli ebrei sul giornalismo; perché un popolo, che cerca di fondare la sua fortuna sulle nostre rovine, non può mai darci buoni consigli; perché un popolo, che non è fermo nelle sue idee, ma cambia idee come una banderuola all’aria, sempre secondo il vantaggio della sua saccoccia, non può mai rappresentare l’opinione pubblica; perché un popolo immorale, co’ suoi scritti, non può mai educare le menti dei nostri giovani al bene.
III.    Siano allontanati gli ebrei dagli studii accademici, perché la scienza, supremo bene, che deve servire esclusivamente per accrescere sempre più la civiltà e la fortuna delle nazioni, non si può affidare a a gente, che si serve tanto della scienza quanto dell’usura per accumular ricchezze.
IV.    Sia fatta vigilanza severa da parte dei Governi sopra il commercio e l’operare degli ebrei, perché un popolo, che non ritiene per cattiva e indegna nessuna azione che gli procacci denaro, non deve mai muoversi senza essere rigorosamente vigilato, come ogni malfattore sospetto.
V.    Sia proibito agli ebrei di prendere in servizio giovani cristiani e specialmente di sesso femminile, perché la pratica ci ha mostrato la sorte di quelle, che stanno al servizio di questa razza.»
Qualunque sia l’efficacia di questi punti di desiderabile legislazione difensiva dei cristiani, contro le insidie della peste ebrea, ben è certo che non usciranno dall’ideale sfera di voti, per sino a tanto che duri la prevalenza che il giudaismo esercita ora negli Stati d’Europa, coll’istrumento suo validissimo, che è la massoneria pubblica e secreta. Ma verrà tempo nel quale questa prepotenza, fondata nella menzogna e negl’inganni, dovrà cadere. Il giudaismo, implacabile divoratore del pane e diabolico nemico della fede dei cristiani, non potrà andare molto innanzi ancora, nell’opera sua di diffamarli e di scristianizzarli. Imbestialiti che sieno da questo lavorio infernale, si leveranno contro i loro corruttori e dissanguatori; e nello scoppio di una rivoluzione socialista, che il giudaismo, accecato dalla cupidigia e dall’odio, viene preparando, i primi a pagarne il fio saranno appunto i giudei, che fanno sì scandalosa pompa dei milioni scroccati ai cristiani. Perciò ben conchiude il De Stampa, che l’esecuzione dei punti da lui proposti deve star a cuore più forse degli ebrei che dei cristiani; perché non v’ha dubbio che se s’impedirà che pacificamente si effettui, «un uragano spazzerà da tutta l’Europa queste locuste devastatrici.» E già il primo romore della tempesta si comincia a sentire nell’Austria, nella Germania , nella Francia. In Italia non per anco si avverte, come converrebbe, il male della peste ebrea. Onde bisognerebbe che, non con mire persecutrici e indegne dello spirito cristiano, ma con sapiente Concordia e previdenza il giornalismo cattolico illuminasse costantemente gl’italiani, e concorresse a mostrare sempre più necessaria la difesa del patrimonio e della fede patria, contro gli assalti e le astuzie del più spietato persecutore della nostra nazionalità cristiana, che è il giudaismo, servito vigliaccamente dalla massoneria. Questo è il concetto che bisogna rendere popolare in tutti i modi: che cioè il nemico dell’Italia è quello, e non altri, che tali proclama sfacciatamente il Papa, la Chiesa, i cattolici e gli onesti uomini; e non contento di rubare all’Italia vera e nazionale il pane, la fede e l’onore, le ruba per giunta il nome ancora.

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