giovedì 8 agosto 2013

SHABBATH 4 ELUL 5773 / 9-10 AGOSTO 2013

Josef Johann Süss: Studiosi ebrei discutono

ORARI DI SIRACUSA
Accensione  ore  19.39
Havdalah             20.39
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PARASHAH SHOFETIM: Devarim 16,18 - 21,9
HAFTARAH: Yeshaʽyah 51,12 - 52,12

La parashah Shofetim ha un contenuto prevalentamente giuridico. La legge espressa dalla Torah trova compimento non solo nella prassi strettamente religiosa e nell’applicazione di una giurisprudenza altamente evoluta e che è tuttora cardine del pensiero ebraico, ma anche delle normative di amministrazione della giustizia più moderne. La legge del Signore è perfetta, scrive Nahmanide, e il popolo ebraico è ancora qui a testimoniarlo, quando tutte le altre grandi civiltà del passato sono solo archeologia.
La parola  Halakhah, la legge ebraica, deriva da halokh, cioè camminare; sta ad indicare un percorso, un cammino, ci dice che questa non è la meta, ma lo strumento che ad una meta deve condurci: il tempo nuovo della giustizia e della pace, il tempo del Mashiach, il senso e la finalità della storia.
La legge ebraica è frutto delle disposizioni divine, dunque parte da vincoli religiosi, ma si fa portatrice essa stessa di contenuti religiosi. Il coincidere, all’interno dell’ebraismo dei vincoli di sangue e parentali, dei vincoli che legano l’organizzazione tribale di Israele e dei vincoli religiosi ha determinato una compenetrazione fra società, storia e religione.
Scrive Fromm "L’anello di congiunzione della correlazione fra unità fisica e metafisica, dunque la compenetrazione del corpo sociale da parte dell’«anima» del corpo culturale: questa è la legge.
Carattere primario della legge è dunque questo: essa deve avere un contenuto tale da costituire un sistema normativo vincolante per tutti i membri del popolo e insieme capace di salvaguardare l’individualità religiosa del singolo, un sistema che affondi le radici nell’idea religiosa che il popolo deve assimilare. L’atteggiamento religioso-etico fondamentale non viene trasformato in sistema teologico, ma sfocia direttamente nella HALAKHAH, la legge. Sicché questa diventa la più forte espressione del sentimento religioso, che non si ferma nell’ambito del pensiero, bensì in una pratica nazionale, sociale, razionalmente significativa".
Dobbiamo a Moshe l’unità di Israele, avvenuta  proprio attraverso la proclamazione della legge dopo l’evento sinaitico. L’unità che si concretizza nella fusione di etica etnica religione corrisponde alle parole di D-o che leggiamo in Esodo 19,6: “Voi mi apparterrete come un regno di sacerdoti e un popolo santo”.
"Oltre la metafisica è evidente che la legge del Signore esige l’azione, l’applicazione della giustizia fra gli uomini - scrive ancora Fromm - La legge è creata per la totalità, non per il singolo, per il popolo e non per una classe. Dinanzi alla legge tutti sono uguali; essa è l’espressione di una democrazia sostanziale, non formale".
Oggi, ad esempio, Israele ha una costituzione talmente evoluta da potersi dire uno stato sociale. In occidente non ve n’è d’eguali, immaginate altrove. Mentre al parlamento del Cairo dibattono sulla questione se si possa avere coniugio sessuale dopo la morte della moglie, e per quante ore dopo il decesso; mentre in Pakistan processano una bambina down per blasfemia e in Iran fanno esplodere come attentatrice suicida un'alienata mentale, qui non solo non si conosce la costituzione dello Stato di Israele, ma nemmeno si conosce la legge divina, la Torah, che dovrebbe essere fondamento di qualsiasi sapere legislativo e normativo.
Shabbath shalom
Israel Eliahu

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