Shalom a tutti.
Si racconta che una volta un rabbino in sogno salì in cielo. Quando fu in paradiso gli fu permesso di accedere al tempio dove trascorrevano la loro vita eterna i saggi del Talmud, i Tannaim. Egli si accorse che erano semplicemente seduti intorno ad un tavolo e immersi nello studio della Torah. Deluso, il rabbino espresse il suo stupore: “È tutto qui il Paradiso?”. Ma d’improvviso udì una voce: “Ti sbagli: i Tannaim non sono nel Paradiso, è il Paradiso che è dentro di loro(in A. J. Heschel: Il Sabato).
Passare dalla dimensione dello spazio che nutre la nostra quotidianità per sei giorni, a quella del tempo che è la dimensione dello spirito e della parola, significa immergersi nello Shabbath. Non c’è nulla nel mondo che abbia la sacralità come suo attributo innato. È la parola che santifica, dunque il tempo che santifica lo spazio. Lo Shabbath è il tempo che si eleva a misura dell’uomo. Lo spirito che si svincola dal mondo delle cose, o meglio che sa estrudere dalla materia l’essenza oltre la forma. Scrive ancora Heschel: “Lo Shabbat è un microcosmo dello spirito, come se riunisse in sé tutti gli elementi del macrocosmo dello spirito”.
Nutrirsi della pacificazione di questo giorno sacro agli Ebrei, significa comprendere il senso profondo ed ultimo del dono divino della vita, il privilegio di partecipare al progetto della creazione, come strumenti e nello stesso tempo come artefici.
Vivere la santità dello Shabbath è un cambiamento di stato, siamo noi che modifichiamo le nostre intime fibre nell’accoglienza. Non abbiamo bisogno di mediatori di oggetti rituali, non utilizziamo i Tefillin, eppure abbandoniamo la nostra anima al riposo del mondo nella Santità di questo giorno. Rabbi Solomon ben Abraham Adret di Barcellona diceva: “Il mondo che era stato creato in sei giorni era privo di anima; fu nel settimo giorno che al mondo venne data un’anima...”.
Coniugare la nostra anima a quella del cosmo, confluire umilmente in essa, ecco la pace dello Shabbath. Come la cadenza in musica prepara alla quiete nel silenzio, e chi ascolta ne trae beneficio, sollievo nella risoluzione e l’appagamento della propria aspettativa, così le giornate e il lavoro conducono alla quiete, alla sospensione dell’affanno, all’intima connessione con un mondo superno.
Spegnete la tv ed i telefoni, eliminate l’ansia della possibilità, il senso dell’accadere, non ascoltate il brulicare del mondo là fuori e udirete il ronzare sommesso della vostra anima che cerca la dolcezza dell’intima  parola, il sussurrare del cosmo, i segreti risonanti dell’infinito.
Solo allora coglierete l’ineffabile, l’armonia silenziosa dell’universo, il vibrare del sentimento del divino. Scoprirete l’eco della presenza di D-o in noi, ciò che ci fa uomini, che ci fa Ebrei.
Scrive Schweiger: “L’idea del Sabato israelitico è l’idea del cosmo, non come un gioco incomposto di forze cieche, di atomi; l’idea del flusso eterno, non come un errare meccanico oscuro, morto, ma dell’eternità come un regime, un regime illuminato. Il mondo come ordine universale, come serie di cose armonicamente disposte, come ordine unitario, intelligente, come il mondo di D-o”.
Ma anche la mansuetudine della contemplazione nell’abbandono del corpo e della mente al riposo.
La parola della Torah, la preghiera, avranno una profondità ed una intensità diverse. Fate che questo sentimento sia congiunto a quello della vostra famiglia, sentirete come nell’intima unione spirituale si nutra Israele e si perdano l’angoscia e la solitudine del principium individuationis.
Sospendere ogni atto che possa modificare lo stato di natura è un privilegio ed un obbligo. Ridimensiona il prometeismo insito nella natura umana a ricordo di Babele. Limita il nostro ego. È un momento di pacificazione con noi stessi e col mondo che ci ospita, nella benevolenza divina.
Lo Shabbath è ricordo dei due mondi: questo mondo e il mondo futuro; esso è un esempio di entrambi i mondi. Il Sabato infatti è gioia, santità e riposo; La gioia è parte di questo mondo, la santità e il riposo sono del mondo futuro (in A. J.  Heschel: Il Sabato).
Nel mondo futuro ci sarà lo Shabbat della storia che darà compimento all’idea messianica in cui  noi crediamo.
אֲנִי מַאֲמִין
אֲנִי מַאֲמִין
בֶּאֱמוּנָה שְׁלֵמָה
בְּבִיאַת הַמָּשִׁיחַ
וְאַף עַל פִּי שֶׁיִּתְמַהְמֵהַּ עִם כָּל זֶה אֲחַכֶּה לּו
Io credo con fede incrollabile nella venuta del Messia ed anche se 
dovesse tardare io continuerò ad aspettarlo ogni giorno a venire
 
"I cieli gioiranno
E la terra esulterà
Risuonerà il mare e la totalità delle sue creature"
(Tehillim 96,11).
 
Shabbath shalom
Israel Eliahu