giovedì 20 giugno 2013

SHABBATH 14 TAMUZ 5773 / 21-22 GIUGNO 2013

Albeert Benaroya: Shabbath

ORARI DI SIRACUSA
Accensione  ore  20.03
Havdalah           21.09
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PARASHAH BALAQ: Bemidbar22,2 - 25,9
HAFTARAH: Mikhah 5,4 - 6,8


Gli uomini dell’antichità, il mondo in cui vissero i nostri padri, avevano vissuto una forma di competizione con gli animali; riconoscevano loro qualità che agli umani difettano: la velocità, l’agilità, la capacità di volare nell’aria, di nuotare nelle profondità delle acque, la potenza dei rostri, delle fauci, delle unghie e forme di intelligenza collettiva. In fin dei conti l’uomo potè sembrare a sé stesso una sorta di forma degradata che, avendo perduto la sacralità divina, dovesse competere con le fiere per la sopravvivenza. Nelle leggende del mondo antico l’uomo poteva rinascere trasformato in un animale, in una metempsicosi di cui si trova traccia in tutte le culture. Una sorta di reversibilità evolutiva nel pensiero di una possibile circolarità. Questo tuttavia lasciava supporre una modesta differenza fra uomo e animale. Questo concetto di ciclicità nelle forme vive del creato era comune anche agli Egiziani. Il passaggio di alcune civiltà totemiche all’elezione di dei-animali fu quasi naturale. Molti di questi animali mantenevano in comune con quelli viventi null’altro che l’aspetto; i buoi che erano stati eletti divinità venivano lasciati morire di morte naturale. Cosicché diventarono animali-dei gatti, serpenti, vacche e pesci. In questo contesto ricordiamo la costruzione dell’idolo, del vitello d’oro, che riguarda appunto un salto all’indietro in una eredità culturale idolatra e straniera, da parte del popolo Ebreo.
Il Santo Benedetto che ha creato i mondi e gli spazi infiniti, pare che ogni tanto fletta la sua maestà per agire nel Suo creato con le forze che gli umili bipedi pensanti possano comprendere. E spesso si è servito di animali. Serpenti, locuste, rane, quaglie agiscono nella storia biblica come forze esortative o deterrenti, inviate dal Santo Benedetto come un elemento in cui gli uomini si riconoscono e si autoconnotano. Così gli animali diventano mediatori per una dimensione altra, per l’irrazionale, il superno. Si direbbe che gli animali abbiano avuto in dono la possibilità di mediare con forze che gli uomini non possiedono. Di poco hanno preceduto la creazione dell’uomo. Il termine barà - creare e non ʽasah – fare, ci accomuna a questi nostri fratelli minori.
Gli stessi fratelli che per comandamento divino partecipano alla gioia dello Shabbat.
Ma mai si era veduta un’asina parlare!!! Questo animale che nelle terre babilonesi ha conosciuto la cattività, l’addomesticamento, vede quello che il grande mago, lo sciamano, non riesce a vedere: un angelo posto sul suo cammino. E di questa creatura celeste comprende la lingua, il senso. Così se ne fa interprete e cambia la storia di questa maledizione mancata.
Secondo alcuni la dimensione  nell'evento dell'asina parlante è onirica; la natura del sogno si aggrada maggiormente ad un evento così surreale, ma ben sappiamo di come il sogno sia portatore di eventi, prefigurazioni, profezie; in fondo gli angeli compaiono in sogno anche a Jaʽakov.
L’umiltà dell’animale, che condivide con noi la neshamah, si fa ragione; prima dello stregone comprende il linguaggio dell’inviato divino. Per questo, a volte, negli occhi di un animale riconosciamo quella profondità, quell’infinita bellezza del creato che non sappiamo più riconoscere nei nostri occhi.
Shabbat shalom
Israel Eliahu

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