mercoledì 20 febbraio 2013

SHABATH 13 ADAR 5773 / 22-23 FEBBRAIO 2013

 
Dennis Bacchus: Havdalah
 
ORARI DI SIRACUSA
Accensione  ore  17.27
Havdalah              18.26
 
PARASHAH TETZAVVE: Shemoth 27,20 - 30,10
HAFTARAH TETZAVVE: Yechezqiel 43,10-27

Shalom a tutti.
Abbiamo visto, nell'approfondimento della parashah Therumah, come nel pensiero ebraico vi sia la santificazione del tempo nella creazione e nella parola divina, e come il Signore conceda all'uomo di santificare lo spazio nel Mishkan.
"Una delle idee centrali dell'ebraismo - scrive la Shenkar - è il concetto di un sacro che non può essere fissato; di un popolo che mira a una terra ma che rimane sempre in viaggio, in un altrove; di una Gerusalemme non già posseduta ma sempre da acquisire". E Bruno Zevi, in un saggio breve ma intenso, Ebraismo e concezione spazio temporale dell'arte scrive:
"Gli Ebrei sono Ebrei in quanto respingono la staticità delle cose e delle idee e credono nel mutamento e nel riscatto". Coinvolto in una responsabilità creativa, non nella mera contemplazione del creato, il costume di vita degli Ebrei è ritmato sul tempo. Le loro solennità sono segnate, in larga misura, dalle stagioni e dai ricordi. Nello Shabbat i religiosi individuano la santificazione del tempo, di D-o, dell'esistenza.
"I Sabati - scriveva Herschel - sono le nostre grandi cattedrali: il rituale ebraico può essere qualificato come l'arte delle forme significative nel tempo, come architettura del tempo".
Lo vedremo anche a Pesach, quando l'uomo si libera da ogni schiavitù e nella memoria ricomincia questo percorso di affrancamento da ogni Egitto, dalla materia, iniziando ancora una volta il percorso che libererà la sua anima. Non a caso alcuni testi cabalistici lo paragonano alla nascita, quando il bambino lascia l'ambiente amniotico.
Dunque tutte queste disposizioni che il Signore dà, devono essere lette in questa dinamica dello spazio tempo. Ogni oggetto, ogni vestimento si caricherà, nei secoli, nei millenni a seguire, di afflati mistici, di stratificazioni simboliche complesse e a volte misteriose, moltiplicando lo spessore semantico di ogni dettaglio.
Troviamo nel Trattato dei Palazzi, Zohar, Bereshit 38a:
"Rabbi Shimon dice: Abbiamo appreso che, per creare il mondo, il Santo incise i segni del segreto della fiducia nelle trasparenze eminentemente segrete".
Ma Heschel scrive "l'insegnamento dell'ebraismo consiste nella teologia dell'azione comune. La Torah sottolinea che l'interesse di D-o è per il vivere di ogni giorno, per le consuetudini della vita. La sfida non sta nell'organizzare grandi sistemi dimostrativi, ma nel modo in cui gestiamo il luogo comune". Questo assunto fa dire a Zevi: "Per questo il nostro santuario può essere una tenda sotto la volta celeste, un'arca mobile che segue il nostro itinerario. È un tempio che si chiama scuola perché vi si insegna la storia, può essere la scuola peripatetica del nostro errare, in quanto la storia è nel Libro che è in noi".
Forse per questo nella Torah a volte il Tabernacolo viene chiamato Mishkan a volte Ohel Moʽed. Ohel è la tenda, Moʽed è il tempo delle feste, il tempo dell'uomo. Cosicché una traduzione possibile sarebbe Tenda del Tempo.
Cogliamo un aspetto abbastanza criptico del choshen, il pettorale del Kohen hagadol: Lattes dice che è difficile leggere unanimamente un qualsiasi simbolismo nelle dodici pietre incastonate e corrispondenti ai figli di Yaʽakov e dunque alle dodici tribù.
Vediamo ad esempio come lo Zohar commenta: "Queste dodici pietre preziose di Basso sono il riflesso sulla terra delle dodici Tribù cosmiche del mondo della Kedushah. Su ciascuna è inciso il nome della tribù collegata. Vedete subito come in ambiente mistico ogni valore simbolico possa trovare un'accezione.
Per dovere di cronaca vi riporto di seguito le rispondenze delle pietre con le tribù.

Prima fila:       rubino-Reuven, topazio-Simeone, smeraldo-Levi;
seconda fila:  zaffiro-Giuda, opale-Issacar, diamante-Zabulon;
terza fila:        giacinto-Dan, agata -Gad, ametista-Neftali
quarta fila:      berillo-Asher, onice-Giuseppe, diaspro-Beniamino
                    
In effetti sembra evidente come questo oggetto non avesse una concreta funzionalità liturgica ma piuttosto rappresentasse altro da , dunque avesse un valore trascendente.
Ma in qualche situazione, per evitare autoriflessioni ermeneutico-filosofiche, conviene appellarsi al Wittgenstein che scrive: "In filosofia si corre sempre il pericolo di produrre un mito del simbolismo o un mito del processo spirituale. Invece di limitarci a dire, semplicemente, quello che tutti sanno e devono ammettere" o come scrive ancora "Voglia D-o provvedere il filosofo di uno sguardo acuto per ciò che sta sotto gli occhi di tutti". Dunque senza accedere forzatamente al gesunder Menschenverstand, al senso comune evocato da Rosenzweig in "Dell'intelletto sano e malato" proviamo, a volte, ad accordarci a quell'equivalenza fra pensiero ebraico e intelletto sano che intravede Glatzer, o perlomeno "a quell'attenzione per il concreto, l'individuale, l'irripetibile di ogni situazione singola che percorre tutta la cultura ebraica e ne condiziona, sottolinea Levinas, le forme culturali più caratteristiche, prima fra tutte il Talmud" (Gianfranco Bonola: Il disagio della filosofia).
In questo Midrash la semplice pragmaticità ebraica:
"E farai delle assi per il tabernacolo" (Es 26,15).
E da dove provenivano le assi? Il nostro Patriarca Giacobbe le aveva preparate. Quando egli giunse in Egitto, disse ai suoi figli - figli miei, voi sarete liberati da questa terra e il Santo Benedetto Egli sia, dopo la vostra liberazione vi ordinerà di costruire un tabernacolo, perciò preparatevi fin d'ora e piantate dei cedri, di modo che essi siano pronti quando Egli vi darà l'ordine di costruire il tabernacolo - Senz'altro fecero così e cominciarono a piantare; è detto infatti "le assi" quelle che loro padre aveva preparate (Tanchuma-Terumah).
Come dire che mentre noi ci interroghiamo sui significati reconditi e sulle simbologie i nostri padri si sono armati di seghe e pialle e si sono detti "Bene!! Andiamo a prendere la legna".

Shabbat shalom
Israel Eliahu

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