mercoledì 2 gennaio 2013

SHABATH 23 TEVET 5773 - 4/5 GENNAIO 2013

 
 

ORARI DI SIRACUSA
Accensione  ore  16.37
Havdalah     ore  17.39
Per le altre località vedi  http://www.myzmanim.com/search.aspx

PARASHAH SHEMOTH: Sh. 1,1 - 6,1
HAFTARAH SHEMOTH: Yrmeyah 1,1 - 2,3


Con la parashah Shemot inizia il nuovo libro della Torah, appunto Shemot o Esodo.
Il primo interrogativo che questo racconto ci pone è quello del perché da una situazione di privilegio, come quello della vita degli Ebrei ai tempi di Giuseppe, ci si trova ora in una situazione di sudditanza e schiavitù. Siamo di fronte alle radici dell'odio antico, l'odio contro il popolo ebraico.
Scrive Piero Stefani: "Nel corso dei secoli l'autodefinizione ebraica si è articolata in riferimento a tre ambiti: Torah, Popolo e Terra. Una triade irrinunciabile che in sostanza non si è data mai in una situazione storica in cui questi tre fattori fossero fra loro saldamente integrati.

Ogni antigiudaismo e ogni antisemitismo colpisce in un modo o nell'altro l'unione di questi tre termini, dando di volta in volta il predominio ad uno di essi. L'antigiudaismo cristiano ha dato maggior peso alla Torah, l'antisemitismo moderno al popolo, l'antisionismo contemporaneo alla terra. La triade Torah, Popolo, Terra si presenta così nella storia come spazio attorno a cui si è coagulata una violenza subita che ha ben pochi riscontri nella storia del mondo".

Ma questo può spiegare le radici dell'odio antico? Perché Faraone teme gli Ebrei e vuole soggiogarli?

I numeri che esprime la Torah sulla popolazione Ebraica ai tempi di Moshè andrebbero meglio interpretati. Suggerisce Auerbach che se ci fossero stati realmente 2 milioni e mezzo di Ebrei in Egitto non avrebbero avuto bisogno di affrancarsi, semplicemente lo avrebbero soggiogato.

Possiamo estendere alla storia ebraica nel mondo antico quello che Manganelli definisce, in riferimento alla cultura occidentale, come la paura o meglio l'orrore di stessi o di quello che non si è, ma riconosciuto negli altri?

"Ora, l’ebreo è sempre stato l’uomo dell’altrove, e in questo senso è stato lo scandalo, giacché egli era ciò appunto che all’occidentale si chiede di essere, e che l’occidentale rifiuta di essere. L’antisemitismo non è un fenomeno di malvagità politica, troppo lunga è la sua storia per non sospettare che nasconda qualcosa di terribile, una sorta di follia che sempre colpisce chi froda se stesso e mente sul proprio destino. E l’Occidente è vissuto di frode. Ora la presenza ebraica continuamente e con molta dolcezza - ciò che fa impazzire - tocca e svela la frode.
Vorrei fosse chiaro che non di una dottrina, di una fede ebraica sto cercando di parlare, ma di una condizione, una collocazione nel mondo, e soprattutto, come dire, una angolatura dell’anima; come se gli ebrei guardassero da un’altra parte, verso cose che noi non osiamo guardare".

Ma perché Faraone non vuole liberare gli Ebrei che se ne vogliono andare alla ricerca di un'altra terra?

Se mai vi fosse capitato di leggere il racconto di Hugo Bettauer La città senza Ebrei, forse avreste la risposta. Ecco in sintesi il racconto: Il parlamento austriaco promulga un editto per scacciare gli Ebrei dall'Austria e Vienna entra subito in crisi. Le banche, le industrie, i negozi, i leggendari teatri e i celebri caffè chiudono. La moda propone solo squallidi loden tirolesi e la letteratura diventa da strapaese montanaro. Il mondo economico e culturale implode. Allora gli Ebrei vengono richiamati a gran voce e tornano in una festosa cornice di tolleranza. Come sapete la verità fu ben diversa e anche il nostro autore fu ucciso nel 1925 da un giovane nazista.

* * * *

Ebbene ci dice Augusto Segre in "Mosè nostro maestro" che secondo un Midrash la nuova generazione succeduta a Giuseppe aveva iniziato un processo di assimilazione mescolandosi con la popolazione egiziana, assumendone i costumi. Si cominciò a trascurare anche la mitzvah della milah allora il Signore disse: "Poiché non osservano più questa mitzvah verrà meno la simpatia che godevano in questo paese e saranno odiati".

Si presenta il drammatico percorso degli Ebrei in galut: odiati per la loro autoreferenzialità, isolati socialmente e intellettualmente per la loro diversità, percepiti come un elemento estraneo ad un sistema sociale; oppure detestati qualora abbiano tentano l'assimilazione in una cultura o popolazione ospitante perché percepiti come la metastasi di un sistema nel quale non ci si riconosce e che invece tenta di fluidificarsi.

Gli Ebrei, si dice, sono come i granelli di lievito in grado di far fermentare un sistema o una società, contribuendo in modo determinante al suo progresso e al suo sviluppo. I meccanismi di autodifesa di popolazioni "autoctone" si attivano nel momento in cui si percepisce come conflitto una pacifica e salutare coesistenza.

Ma tutto questo potrebbe spiegare le tragedie della storia ebraica?

Certo che nella parashah di questa settimana si delinea una situazione che sarà iterata nella storia e si ripresenterà nelle forme più terribili che l'umanità possa ricordare.

La storia che vede Moshè ergersi guida del popolo di Israele, per la prima volta nel racconto della Torah non è più quella di una saga familiare ma quella di un popolo che trova la sua identità e coesione nella fede nel D-o unico. Da questo momento comincia il cammino del popolo Ebraico nella storia dell'umanità, il cammino che ci porterà ad abbattere il principio di soggettività, il principium individuationis, per raccoglierci in un'unica indissolubile identità, quella di Israele, che prelude alla venuta del Mashiach, paradigma del percorso che ognuno di noi deve compiere ogni giorno per affrancarsi dal proprio Egitto.

Shabbath shalom

Israel Eliahu

2 commenti:

  1. molto molto bello, sono felice di averti incontrato. Saluti

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    1. Todah, Aliza! Spero che tu continui a seguire il nostro blog.

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