giovedì 17 gennaio 2013

SHABATH 8 SHVAT 5773 / 18-19 GENNAIO 2013

John Sargent: Pomegranates

ORARI DI SIRACUSA
Accensione ore 16.50
Havdalah 17.52

PARASHA BO: Shemoth 10,1 - 13,16
HAFTARAH BO: Yrmeyah 46,13-28

Shalom a tutti.
Possiamo comprendere quali sono le strade che HaShem ha scelto? In Esodo 33,19 il Signore dirà a Moshè:
"Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò misericordia di chi vorrò avere misericordia". Che significa questo? Che la volontà divina è imperscrutabile, non è comprensibile o definita con a-priori; come si può allora comprendere l'intervento di Dio nella storia con una esegesi umanamente razionale?
Di fronte a quanto dice il Signore in Esodo 7,3 "io farò indurire il cuore di Faraone" si pone il problema del perché D-o voglia punire Faraone se lui stesso lo ha indotto alla ostinazione nel rifiuto di concedere la libertà agli Ebrei.
Maimonide spiega in questi termini la questione. Il Signore ha privato Faraone della possibilità di pentirsi, perché aveva talmente perseverato nella sua malvagità da non meritare più l'opportunità di salvarsi, da non poter più recedere dalle colpe commesse, dato che aveva già avuto l'opportunità di pentirsi e non l'aveva colta. Vista la cosa in termini escatologici è giusto che un peccatore che per tutta la vita persevera nell'errore e nel peccato possa beneficiare dell'assoluzione semplicemente pentendosi all'ultimo momento? Faraone ha disubbidito ad un'imposizione divina che gli era stata trasmessa come opportunità da Moshè e Aharon. Davanti a questo episodio è evidente che i nostri modesti strumenti di intelligere non possono comprendere le scelte di D-o.
Scrive Filone d'Alessandria nel suo "La fuga e il ritrovamento" a commento dell'enunciato "È negato ai malvagi evadere da questa terra e rifugiarsi in D-o": Il male rimane quaggiù in sede lontanissima dal coro divino per aggirarsi in mezzo alla vita mortale senza possibilità che morte lo sradichi dal genere umano.
Certo però che, vedremo in seguito, la salvezza degli Ebrei rivela un "lato mancante" (Piero Stefani in Il giudaismo rabbinico di fronte alla violenza) proprio nella morte degli Egiziani. Racconta un Midrash che mentre gli Ebrei attraversavano il Mar Rosso e gli Egiziani soccombevano fra i flutti, gli angeli vollero intonare un canto di giubilo ma il Signore li fermò dicendo: I miei figli stanno morendo e voi vorreste cantare?
Dunque ci troviamo di fronte ad una scelta che non può essere compresa nei termini riduttivi di un'etica umana redatta nei tempi e nei modi di una storia di cui non si conosce la portata. Scrive ancora Filone: Una volta il profeta, spinto dalla sua sete di apprendere ricercava anche le cause per cui si compiono nell'universo gli eventi essenziali. Osservando tutto tutto ciò che nel mondo della creazione viene distrutto o generato, scompare o perdura, stupefatto esclama: - "Perché il roveto arde e non si consuma?" ... allora D-o dal suo Santuario leva la sua voce: "Non accostarti qui" cioè non avventurarti in una ricerca simile. Ammira le cose create ma non affannarti a conoscerne le cause che ne determinano la nascita o la morte.
A questo proposito vi trascrivo una leggenda sul profeta Elia tratta da un volume a cura di Matilde Cohen Sarano dal titolo Le storie del Re Salomone. Sansoni Editore.

                                                        Il profeta Elia e Rabbì Jehoshùa
Rabbì Jehoshùa voleva tanto sapere come opera il Profeta Elia, per poter così imparare dalla sua saggezza. Fece molti giorni di digiuno e di preghiera a D-o e il Profeta Elia gli apparve e disse: - Vieni con me! Ma non mi dovrai mai chiedere nulla su quello che vedrai. Se mi chiederai qualcosa ti separerai da me immediatamente. - Va bene - disse Rabbì Jehoshùa. I due si misero in cammino ed arrivarono ad un villaggio. Entrarono in una casa in cui abitavano un marito ed una moglie molto poveri, che avevano una sola mucca e si mantenevano con il suo latte. Il marito e la moglie li accolsero molto bene e diedero da mangiare loro quello che che stavano mangiando loro stessi. Prima di andarsene il profeta Elia fece morir loro la mucca.
- Come? - disse Rabbì Yehoshùa - dopo che ci hanno ricevuti così bene?!...-
- Ricordati del patto che abbiamo fatto - gli disse il Profeta Elia - se non vuoi separarti da me! - e Rabbì Yehoshùa tacque.
Cammina cammina arrivarono in un altro villaggio. Lì c'era la villa di un uomo ricchissimo. Questi non li fece entrare e non diede loro da mangiare. Rimasero nel cortile. Il Profeta Elia vide lì una parete mezza diroccata e, prima di andarsene, pregò D-o e la ricostruì.
Pensò Rabbì Yehoshùa: "Quest'uomo è già tanto ricco... ha già tanti beni... Non ti ha dato da mangiare e tu gli ricostruisci la parete?!" Ma se ne stette zitto.
Camminarono camminarono e arrivarono ad una Sinagoga di ricchi, che non li ricevettero e non li invitarono a dormire lì la notte. Prima di andarsene il Profeta Elia disse loro: - Vi auguro di avere molti capi -Alla fine i due arrivarono ad una Sinagoga di poveri. Entrarono dentro, li accolsero molto bene e diedero loro da mangiare e da bere. Poi li invitarono anche a passare la notte da loro. All'uscita il profeta Elia disse loro: - Che abbiate sempre un solo capo -
Rabbì Yehoshùa non potè più trattenersi. Gli disse: - Che cosa significa tutto questo? Siamo andati da quei poveretti ci hanno dato il loro cibo e tu hai ucciso la loro unica mucca! - disse - Perché??
- Perché stava scritto che la moglie doveva morire - gli disse il Profeta Elia - ed è morta la mucca come Kapparà per lei -
- Bene - disse Rabbì Yehoshùa - ma siamo andati alla casa del ricco non ci ha ricevuto e tu gli hai ricostruito la parete diroccata... -
- Sotto quella parete - gli disse il Profeta Elia - c'era un tesoro d'oro. Se la parete fosse caduta lui sarebbe diventato ancor più ricco. Cosicché gliel'ho ricostruita perché non trovasse il tesoro.
- Sì - disse Rabbì Yehoshùa - Ma quando siamo arrivati alla Sinagoga dei ricchi dove non ci hanno ricevuti perché hai augurato loro di avere molti capi?
- Perché quando ci sono molti capi - disse il profeta Elia - non si può dirigere un posto, nemmeno il governo. Quando ci sono molti capitani la nave affonda. Quando siamo arrivati alla Sinagoga dei poveri dove ci hanno ricevuto tanto bene e ci hanno dato anche un posto per dormire ho detto loro: Che abbiate un capo solo. Quando c'è un capo solo tutti ubbidiscono a quello che dice lui.
Adesso che sai che tutto quello che fa D-o è per il bene, possiamo separarci - e quindi sparì.

Dunque dobbiamo credere nella giustizia di D-o, anche quando la disubbidienza alla Sua parola dovesse determinare una condanna senza appello.
"Per tre ore al giorno il Santo, Benedetto Egli sia, siede e giudica il mondo intero. Quando vede che il mondo merita di essere distrutto per la prevalenza in esso del male, si alza dal trono della giustizia e si siede sul trono della misericordia" (ʽAvodah Zarah, 3b). Se non si fosse seduto sul primo trono, scrive Stefani, non si sarebbe potuto sedere sul secondo trono, sul quale deve esserci ancora incisa la NON equiparazione fra colpevole e innocente, tra carnefice e vittima.
Un D-o che attraverso la Torah ci ha dato l'opportunità di riscattare, con gli ʽAseret haDibberot e le 613 mitzvoth, il peccato di Adam, che fu creato in una prospettiva di eternità e che fu condotto alla morte dalla disubbidienza. Con il peccato di Adam la morte entra nell'esistenza umana. Il male è la conseguenza del peccato, senza peccato non ci sarebbe sofferenza, non ci sarebbe la morte. In Esodo 15,26 leggeremo: "Se ascolti attentamente la voce dell'Eterno che è il tuo Dio, e fai ciò ch'è giusto agli occhi suoi e porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti manderò addosso alcuna delle malattie che ho mandato addosso agli Egiziani perché io sono l'Eterno che ti guarisce."
Ma guai a confondere le prescrizioni che D-o ci dà per regolare i nostri rapporti con Lui e con gli altri uomini con ciò che è nell'imperscutabilità della sua mente, della sua volontà, del suo giudizio. Non possiamo misurare la storia e i suoi accadimenti con la modesta prospettiva di noi uomini.
Come potremmo comprendere la morte degli Egiziani davanti a Lo Tirtzach, il 6° comandamento? Ma Lo Tirzach significa Non Assassinare e in questo non rientra la legittima difesa.
Shabbat shalom
Israel Eliahu

Nessun commento:

Posta un commento