giovedì 24 ottobre 2013

SHABBATH 22 CHESHVAN 5774 / 25-26 OTTOBRE 2013 - CHAYEI SARAH

Jozef Israëls: Matrimonio ebraico


ORARI DI SIRACUSA
Accensione  ore  17.51
Havdalah           16.48
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PARASHAH: Bereshith 23,1 - 25,18
HAFTARAH: Melachim I, 1,1-34

Shalom a tutti.
Il tema che vorrei sottoporvi come argomento di approfondimento e di dibattito è quello dell'istituzione del matrimonio ai tempi dell'antico Israele, inteso sia come fenomeno sociale che come istituzione giuridica regolata da un'etica anche religiosa.
Possiamo distinguere tre modi, nell'antichità, di "prendere" una donna.
1) Si prendeva una donna come prostituta, kezonà.
2) Si prendeva una donna come prigioniera , se ne faceva una "schiava", come bottino di guerra.
3) Si prendeva una donna come moglie.
Vedremo successivamente come nell'episodio di Dina e i Sichemiti verranno espresse queste condizioni come paradigmatiche.
Nella letteratura babilonese troviamo questo frammento:
"Non onorare una schiava nella tua casa, non comandi nella tua stanza da letto come una moglie. Non prendere in moglie una prostituta i cui uomini sono legione..."
Un passo dello Pseudo-Demostene cita: "Noi usiamo le prostitute per il piacere, le schiave per la cura giornaliera del corpo, le mogli per generare figli legittimi e avere una fedele custode della casa".
Noi ci occupiamo del matrimonio Israelitico.
L'istituzione del matrimonio nel mondo biblico risponde a un procedimento non solo di costume socio religioso ma anche giuridico, una prassi che regola l'attuazione di norme per la produzione di effetti giuridici.
Nel caso della narrazione della nostra parashah viene esemplificata questa prassi.
Il servo di Avraham, probabilmente Eliʽezer ma il testo non lo nomina, viene inviato a cercare una moglie per Ytzchaq e si presenta nella casa della sposa designata. Questa fase viene definita incoativa. L'avente potestà su Ytzchaq, o chi per lui, chiede a chi ha potestà sulla desiderata moglie (ma potrebbe essere alla ragazza stessa, sub iuris) e, avutone il consenso, stipula un contratto matrimoniale. Nel giudaismo rabbinico tale fase viene chiamata qiddusin cioè consacrazione o erusin, termine generalmente tradotto con sposalizio o meglio diremmo contratto matrimoniale. Si intenda che senza questa prima fase anche se vi fosse stata una relazione sessuale il rapporto non verrebbe considerato coniugio. Mentre da questo momento in poi, una volta stipulato il contratto, anche in assenza di relazioni carnali, la "sposa" è giuridicamente sua moglie. Da questo momento, dopo il contratto, si acquisisce il diritto a "prendere" la donna. Con questa prima fase vengono messi in atto alcuni dei diritti e doveri fondamentali  del matrimonio.
Senza entrare troppo nei dettagli giuridici dell'atto formale ricordiamo che l'oggetto primario è lo statuto personale dei due contraenti, dunque conoscenza dello stato degli sposi. Prima delle nozze, anche se rimane presso la casa paterna -vedremo più avanti i sette anni che Giacobbe aspetterà per "prendere" Rachel- la sposa è tenuta alla fedeltà.
Altro oggetto è la definizione della dote, il regime patrimoniale. Verifica della solidità patrimoniale del pretendente, per verificare l'effettivo venire in essere in futuro dell'unione coniugale.
Questo capitale, mohar, deve anche servire come cauzione nel caso per qualsiasi motivo si dovesse venir meno all'impegno del matrimonio.
Definizione anche del patrimonio che spetterà alla sposa alla morte del padre, la dote. Insomma ci si accorda su quanto porterà lo sposo, cioè il mohar, e quanto porterà la sposa, i silluhim.
I testi biblici sono categorici. Senza mohar lo sposalizio non è posto in essere. Questo non è irrilevante anche su un piano strettamente pratico e non solo giuridico. I beni, cioè la dote e il mohar, apparterranno alla donna una volta divenuta moglie. Coloro che assegnano dote e mohar costruiscono la base economica che mette al sicuro la donna dagli incerti cui può andare incontro in caso di divorzio o morte dello sposo; dunque una tutela sociale, una previdenza ante litteram. La donna che diviene sposa acquista giuridicamente uno status nuovo con nuovi diritti e nuovi doveri. Vi ricordo che ancora oggi si prepara un contratto matrimoniale scritto, la ketubah, siglato da garanti e testimoni, dove vengono esplicitate tutte le prescrizioni di cui si è trattato finora. Questo documento ha valore giuridico ed assoluto.
La seconda fase del procedimento matrimoniale o fase completiva sono le nozze.
Ovvero il tempo della piena esecuzione del procedimento matrimoniale. Le cerimonie e i festeggiamenti, l'uscita della sposa dalla casa paterna , la benedizione del padre, la conduzione della sposa nella casa dello sposo e l'inizio vero e proprio della coabitazione. Si dà adempimento agli impegni presi con lo sposalizio e viene posto in essere il coniugio. Che dire... Mazel tov!!!
Shabbath shalom
Israel Eliahu
 
Nella cultura ebraica  il sensale di matrimonio, lo shadkhen nel mondo yddish è una figura paradigmatica.
Uno shadkhen vuole convincere un amico a sposarsi poiché si ostina a non volersi maritare.
"Ascolta Yanchele, ho la donna che fa per te, te ne innamorerai a prima vista."
"Non voglio sposarmi!!"
" Non dirlo neanche per scherzo. Sei o non sei un buon ebreo? Lo sai che il matrimonio è una mitzvah!? Pensa, sei solo senza nessuno con cui parlare. Immagina invece la sera quando torni a casa stanco dal lavoro lei ti racconta tutto quello che ha fatto durante la giornata. Poi passate la sera chiacchierando. Il venerdì sera lei accende i lumi e ti parla di quello che ha preparato, della tavola apparecchiata per la festa vi sedete a tavola e lei parla, parla e racconta, ach, quanto parla questa ragazza! Mi sta facendo diventare pazzo, fai bene a non sposarti Yanchele!!"

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