mercoledì 2 ottobre 2013

STORIE DI ORDINARIO RAZZISMO

Jozef Israëls: Un figlio della razza antica

Io vengo da un paese del centro nord; un paese rosso dove se non compri l’Unità ti mormorano alle spalle “fasistone” (con la esse sibilata) che, francamente, detto da chi teneva il ritratto di baffone sul camino è inquietante. Qui la COOP ha boicottato i prodotti israeliani con il sottile sofisma della mancanza delle regolamentari documentazioni di sdoganamento... che ne dite?! Hanno almanaccato un brillante artificio che ha privato di pompelmi la disperata popolazione locale, pasciuta di salciccia e pancetta cotta sulla graticola.
Un mio cordiale vicino di casa mi disse un giorno che l’unica cosa di buono che aveva fatto Hitler era quella di sterminare il popolo ebraico affamatore dell’umanità nonché popolo deicida, il che detto da un ateo convinto qual era, baffone lo imponeva, lo qualificava sicuramente come un profilattico per metonimia. Per chi non se lo ricordasse la metonimia è quella figura retorica che consiste nel sostituire una parola con una contigua come ad esempio, ed è il nostro caso, il contenente per il contenuto.
Nulla di strano dunque che su un muro del ridente strapaese campeggi dal 1975 la squallida equazione “Israele uguale esse esse” ed anche qui dovreste biascicare la esse. Con questo assioma qualche fastidioso circellium bacchus importunava anche chi scrive mentre sfilava la via del paese pedalando. In questo clima di brume cerebrali una fervente attivista della sezione locale del partito (c’è solo un partito!!!) tentò di allontanarmi da una affollata conferenza di Lisetta Carmi (anche lei ci mise del suo) poiché solo con la mia presenza ero un soggetto provocatore; io sono un ebreo ortodosso, con barba lunga, vestito nero e tanto di cappello. La mia figura suggeriva l’occulta presenza del mossad, secondo la ben nota teoria del complottismo perpetuo ebraico. Così quando ho lasciato le nebbie della bassa padana per la solare Siracusa ero certo di lasciarmi alle spalle l’ostile ceffo del sovietismo del sessantasette.
Per la verità è andata bene, solo nei primi tempi mi capitò di essere aggredito da un ebefrenico nazistoide che accusandomi di detenere il potere mondiale del denaro, di possedere tutte le banche, di essere colui che ha ordito il complotto giudeo massonico plutocratico capitalistico e pure comunista che stringe nel pugno l’umanità, sfoderando il braccio teso mi augurava di finire nei forni crematori. Più brevemente prese lui, ululando, la strada per la vicina questura e che fine abbia fatto… francamente me ne infischio.
Però questa mattina, in centro ad Ortigia un islamico mi ha gridato Giudeo bastardo e questo, francamente, mi preoccupa. Avrei potuto fargli un nodo alla lingua ma sarei finito sul giornale; il titolo: “Sporco sionista aggredisce povero extracomunitario”...
Così, mestamente, mi sono avviato alla locale questura per segnalare l’accaduto. E sulle scale dell’atrio mi sono seduto e ho pianto.
Qui the times they are a changin’ e in fretta. E c’è poco da ridere.
Israel Eliahu


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